Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 35
Dal 06/05/2024
al 13/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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I teatri possibili  
Un editoriale      
di Gian Maria Tosatti      

Abbiamo iniziato lo scorso numero una piccola ricognizione in quei festival che non seguono la corrente del consumismo culturale, in cui le opere degli artisti fanno bella mostra di sé come prodotti.

Abbiamo iniziato, senza impegno di concluderla in qualche modo, una piccola ricognizione tra i festival in cui non si prezzano gli artisti come i cavalli da corsa. In cui uno spettacolo non deve essere necessariamente "bello", non deve accontentare nessuno, ma deve stimolare qualcosa.

Non lo abbiamo fatto, come accade spesso su queste pagine, per una positivistica pianificazione. Le scalette di questi numeri sono venute fuori per selezione naturale. Perché non era veramente possibile parlare d'altro. Perché come direttore di questa rivista, non mi andava scrivere o far scrivere articoli per presentare l'ennesimo cartellone con un numero più o meno imprecisato di compagnie invitate senza un perché e soprattutto un "per come".

A noi il "per come" interessa moltissimo.

Non ci interessano i Teatri Stabili con esigenze da Teatri Stabili (cioè tutti, NESSUNO escluso) e con vittimismi berlusconeschi (vedi la presentazione del risibile Libro Bianco a Genova). Non ci interessano i Teatri Privati con interessi da Teatri Privati. Né gli Stabili d'Innovazione con interessi PRIVATI.

Ci interessano quegli artisti, quegli organizzatori, che anche per una sola stagione siano in grado di sollevare una provocazione intellettuale o semplicemente "umana".

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -