Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Materiali per un Teatro futuro: #6    
     
Un editoriale di Giorgio Rossi
di Giorgio Rossi
     

Ogni due o tre anni, mi chiedono di parlare dello stato attuale dell'arte scenica in Italia, questa volta sul suo futuro. Per ora, non posso che ribadire che va male; è una malattia cronica in peggioramento.

I rimedi sono faticosi e radicali, richiedono prima di tutto un'etica e sensatezza che le nostre istituzioni hanno smarrito da anni.

Non si capisce più chi è chi e chi fa cosa e per chi.

Leo de Berardinis diceva: "Sviluppare la ricerca, sostenere il lavoro dei gruppi di ricerca....sì certo, ma com'è possibile che in Italia ci siano centinaia di gruppi di ricerca da sostenere?
In Danimarca ce ne sono tre o quattro, in Inghilterra cinque o sei, gli altri sono considerati marginali o da tenere in osservazione.
In Italia invece....Siamo Geni?!? Ed ecco il risultato: non si distingue più nulla e non vi è valore nelle cose che si fanno..."

Così mi diceva una sera a cena una diecina di anni fa. Ed ora? Se possibile e ancor peggio...

Il futuro? Con la situazione attuale?

L'arte della scena, che sia recitare, danzare, cantare, suonare, si impara attraverso l'insegnamento dei maestri, in luoghi precisi ed adeguati.

I maestri vanno riconosciuti, seguiti e ci si deve mettere al loro servizio.

Queste persone possono essere fragili e delicate, spesso vengono messe a fare i dirigenti e gli imprenditori e i risultati si sono visti....(vedi Carmelo Bene che alla Biennale di Venezia non ha fatto spettacoli e si è portato via i fondi sotto forma di bozzetti e quadri di scenografi famosi).

Nella logica della prepotenza in atto in questo paese, chi ha i mezzi per poter dare delle possibiltà sa fare tutto fuorchè essere un maestro.

Morto Strehler, andata via Carolyn Carlson, non rimane quasi nulla, quei pochi rimasti sono all'estero o lavorano in condizioni inadeguate.

Per fortuna ci sono i poeti; per fortuna c'è la natura (finche resiste...); per fortuna nascono i bambini e, attraverso il loro sguardo originale, possiamo ritrovare l'immaginazione e il senso della vita; per fortuna ci sono le donne da baciare....e nutrirsi dell'essenza vitale. Purtroppo, bisogna ricostruire una competenza, rigettare le basi per creare metodo e potenza degli artisti contemporanei, sempre più persi in un estetica esibizionistica e superficiale, più dimostrativa che introspettiva.

Forse da questo deserto di ottimismi da "tubo catodico" e facili successi, possono nascere nuove forme di arte scenica. In fondo è solo dal caos che nascono nuove forme di vita d'arte e d'amore.

Senza caos non c'è silenzio.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -