Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Nazionale

Il primo numero del secondo anno    
Augurio per la stagione alle porte.
Un editoriale.
     
di Gian Maria Tosatti      

"Noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni"
W. Shakespeare - La Tempesta

LifeGate Teatro inizia il primo numero del suo secondo anno di pubblicazioni settimanali con un quesito: cosa dovremo attenderci per la prossima stagione teatrale?
Questa domanda dalle mille risposte si tende, di solito, a risolverla con l'elencazione di titoli e cartelloni, di partecipazioni più o meno straordinarie ad eventi disseminati lungo un anno. Ci sono, tuttavia, anche le risposte che rientrano nell'altro ufficio della comunicazione, quelle che non riguardano l'informazione, ma la riflessione.

La stagione lasciata alle spalle s'è distinta nelle ultime annate per aver dedicato alla riflessione e all'auto-analisi grandi energie. Il teatro, e specialmente il Nuovo Teatro, s'è interrogato sulle sue leggi, i rapporti con le istituzioni e le relazioni interne (da compagnia a compagnia, da struttura ad operatore, da critici ad artisti). Il dato importante è che il mondo della scena sente la necessità di chiarirsi, di riconoscersi e ci prova. Meno positivi i risultati. E' stata trascurata infatti la relazione tra il Teatro e il pubblico, che appare invece come il tema nodale, il fuoco che determina la curva di necessità su cui si basa ogni giustificazione al fatto che si continui a far teatro.

Tornando ora al quesito iniziale, per darvi una risposta, diremo che per quest'anno dovremo attenderci delle domande. Ampissimo il panorama della stagione incipiente, dai musical monumentali ai cartelloni museali dei teatri stabili ancora graditi al pubblico, dalle bandiere di resistenza a sventolare sulle poche strutture in lotta con le sempre minori risorse per proporre un teatro "non d'intrattenimento", fino ai cantieri di nuove realtà (una su tutte il nuovo Stabile di Napoli), che partono col favore dei pronostici e della critica, ma che hanno davanti a sé ancora tutto da dimostrare.

Diversissime proposte che rendono necessario all'orientamento interrogarsi partendo proprio da quel punto che l'anno scorso è stato tralasciato: la relazione tra teatro e pubblico.

Ecco perché dovremo aspettarci delle domande, o forse "dovremmo". Domande reciproche su cosa sia lecito aspettarsi dagli spettatori e cosa dal teatro. Ci piace poter immaginare di iniziare qui tale dibattito proponendo alcuni spunti di riflessione utili a marcare sentieri nella selva culturale contemporanea.

In epigrafe sta una frase che nei secoli ha identificato gli artisti della scena. "I sogni" vi si dice, ed essi, si sa, sono evanescenze, fantasie più o meno sensibili, che nell'ultimo secolo però, partendo da Freud, sono diventati veicolo principale per l'esplorazione del nostro profondo, strumento di conoscenza sempre più necessario. Ecco dunque che il teatro può essere sogno come evanescenza "con fumi e raggi laser", per dirla con Battiato, ma anche strumento di conoscenza, in cui lo spettatore possa compiere un percorso individuale che gli permetta infine di intendere le domande poste quotidianamente dalla società e di potervi rispondere.

Molti gruppi di teatro lavorano con estremo impegno e rigore perché la loro opera non sia solo qualcosa da ammirare o apprezzare, ma un'entità dinamica con cui poter instaurare un dialogo civile, sociale, esistenziale sul presente, qualcosa con cui potersi scontrare o che si comporti come un enzima nella trasformazione delle nostre coscienze. E' a volte una ricerca difficile ed estrema, che ha bisogno di appoggio, di incoraggiamento, pur se talvolta dimentica di tenere saldo un interrogativo: cosa ci si può attendere dagli spettatori? Lotteranno perché questo teatro non muoia, reclameranno e scenderanno in piazza perché nelle loro città il palcoscenico diventi un interlocutore, il teatro un'assemblea di confronto? La risposta a tali interrogativi dipende da un'altra domanda che invitiamo il pubblico a farsi: cosa ci si può attendere dal teatro? Lottare, reclamare, scendere in piazza sono azioni che chiedono motivazioni davvero importanti, necessità. Ne vale la pena per un sogno? Forse no, se quel sogno è un divertimento serale, ma se, come Freud, dovessimo scoprire sulla nostra pelle che quel sogno sia in realtà una porta di comunicazione, un'interfaccia attiva con una realtà sociale e civile che pare escluderci sempre di più?

Ecco, forse in questo reciproco domandarsi c'è un punto di contatto che consigliamo di tener stretto.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -