Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







Mandaci una mail ›







Per acquistare online i biglietti dei teatri a Milano:
Ciak
Smeraldo
Nazionale

Il coro degli umiliati    
Quattro autori tedeschi a Teatri di Vita per Europa Anno Zero, un'occasione per riflettere sull'identità della guerra.
Bologna, Teatri di Vita. Fino a marzo.
     
di Gian Maria Tosatti      

BOLOGNA - Se penso alla guerra, alle riflessioni su di essa, il primo autore che mi torna alla memoria non può essere che l'amaro Remarque, col ricordo della sua libera uscita e del suo ritorno al fronte foriero di lucide riflessioni e di morte nel suo capolavoro. Un autore tedesco, la voce forse più umana nella letteratura di guerra. La Germania è forse il paese che in questo secolo ha dovuto confrontarsi più intimamente col tema della guerra, e non è un caso dunque che per affrontare questo tema Teatri di Vita abbia scelto di strutturare una rassegna sull'opera di quattro autori tedeschi. Thomas Brasch, Heiner Muller, Peter Weiss e Bertolt Brecht per accendere una spirale verso l'origine dell'umiliazione di vincitori e vinti, delle vittime e di quelle generazioni perdute, che seguono inevitabilmente i conflitti, le cui eredità umane sono inghiottite assieme al sangue dei morti dalle ferite della terra.

Europa Anno Zero è il titolo indicativo di questo sguardo su un passato indecentemente prossimo. Dopo l'interessante messa in scena di Donne. Guerra. Commedia. di Brasch a cura di Andrea Adriatico, cui si deve l'intera iniziativa, il programma prosegue (sabato 8 e domenica 9 febbraio) con Heiner Muller e il suo Filottete diretto da Eugenio Sideri per Lady Godiva Teatro, parabola fin troppo calzante della situazione odierna e del destino cupo verso cui la nave degli uomini s'approssima guidata dal remo scellerato di macabri nocchieri che in fin dei conti non sono che i nostri padri, a loro volta vittime di altre catastrofi.

Più spoglio di paramenti metaforici è l'oratorio di Peter Weiss scritto all'indomani dei processi ai responsabili di quella macchia indelebile che nella nostra identità resterà sempre col nome di Auschwitz. L'istruttoria, testo che solo rielabora quella banalità dell'orrore e della violenza che costituisce forse il documento più agghiacciante legato alle testimonianze della Seconda Guerra Mondiale, sarà la principale fonte per Lager/Covo della giovane compagnia Istituto Charenton (in scena dal 21 al 23 febbraio).

Chiude Brecht, con un testo apparentemente più distante rispetto agli altri dalle ceneri dell'umanità eppure profondamente connessovi. Baal è la creatura che da quelle ceneri emerge, incarnazione perversa della fenice, mostro tristemente primitivo, uomo senza passato, figlio delle sofisticate aberrazioni compite dai figli della civiltà. Scritto all'indomani della Grande Guerra, ancora saturo di implicazioni hegeliane, Baal è forse il testo brechtiano più radicalmente connesso al tema della guerra nella sua dimensione di evento (ri)generante di una nuova umanità che si manifestava in quegli anni agli occhi terrificati di Yeats e nelle analoghe vesti dell'Huguenau brochiano.

Quest'ultimo lavoro sarà in scena tra il 7 e il 9 marzo nell'allestimento di Envers Teatro per la regia di Valerio Gialli.

Per informazioni: www.teatridivita.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -