Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Ricordare per non obbedire    
La forza di lottare contro i totalitarismi ne il Canto della Rosa Bianca.
Piacenza, Teatro Comunale dei Filodrammatici. Dal 23 al 25 gennaio. Conselice (Pd), Teatro Comunale. Domenica 26 gennaio.
     
di Gian Maria Tosatti      

Il Canto della Rosa Bianca è una narrazione. Racconta la storia vera della "Weisse Rose", un gruppo di studenti dell'università di Monaco di Baviera che, con l'aiuto di un loro insegnante, durante il secondo conflitto mondiale, decisero di ribellarsi alla dittatura di Adolf Hitler in nome della libertà.

A partire dal giugno 1942, i fratelli Hans e Sophie Scholl con gli amici Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf e altri, insieme al loro docente di filosofia, professor Kurt Huber, armati di un semplice malandato ciclostile stampano e diffondono nei territori del Terzo Reich, in circa quindicimila copie, sei diversi volantini che incitano il popolo tedesco alla rivolta contro lo stato nazionalsocialista. La Gestapo, polizia segreta di stato si mette subito al lavoro, con tutto l'apparato terroristico di cui dispone, per individuare e colpire i cospiratori. Ciò non ostante la resistenza della Rosa Bianca non si ferma e nelle notti del tre dell'otto e del quindici febbraio 1943, i muri della città di Monaco si riempiono di slogan antinazisti scritti con vernice indelebile al catrame. Infine il 18 febbraio 1943, un giovedì, Hans e Sophie Scholl decidono di uscire allo scoperto: distribuiscono tremila volantini in pieno giorno dentro l'università, lanciando l'ultimo pacco dall'alto di una balaustra sugli studenti che escono a fine lezione. Bloccati da un bidello fratello e sorella vengono tradotti in carcere, interrogati per quattro giorni, sottoposti ad un processo farsa, condannati a morte e ghigliottinati insieme all'amico Christoph Probst. Il cerchio inesorabile si chiude, tutti i membri della Rosa Bianca vengono arrestati e giudicati dal tribunale speciale del popolo che il 19 aprile condanna a morte gli studenti Graf, Schmorell e il professor Huber. Un terzo quarto e quinto processo annientano del tutto il gruppo di resistenza che, alla fine della guerra conta, tra attivisti e simpatizzanti, circa novanta condanne a pene detentive tra i sei mesi e i sedici anni di lager e ben quattordici condannati a morte".

Da questi eventi Maurizio Donadoni ha tratto uno spettacolo intensissimo che narra la storia semplice e straordinaria di questo gruppo di ragazzi come fosse un viaggio in metropolitana lungo le quattordici stazioni di una via crucis contemporanea, cercando di non dividere di netto narratore e ascoltatori, ma, attraverso documenti sonori, filmati originali e musica dal vivo, di far partecipare direttamente il pubblico al racconto, perché diventi insieme al narratore, io collettivo narrante, cioè testimone di come gli esseri umani, in tempi disumani, possano rimanere umani in eroica assoluta semplicità. Così che il Canto della Rosa bianca non sia mai solo uno spettacolo, sempre anche un esperienza.

Lo spettacolo replicherà al Teatro Comunale dei Filodrammatici di Piacenza dal 23 al 25 gennaio e al Teatro Comunale di Conselice (Pd) il 26 gennaio.

Per maggiori informazioni: www.pistoiateatri.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -