Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Fregati e contenti    
La più grottesca anomalia italiota per portare a Roma il teatro contemporaneo al triplo del suo costo. Così Eti e Teatro Vascello inaugurano la loro stagione congiunta.
Roma, Teatro Vascello. Fino a giugno.
     
di Gian Maria Tosatti      

ROMA - La famigerata programmazione istituzionale per il teatro di ricerca a Roma è ormai alle porte, anzi, per l'esattezza è già cominciata. Si è tenuto, infatti domenica 5 l'Open Party della stagione Due voci una voce che porta la doppia firma di Eti e Teatro Vascello (Stabile d'Innovazone). Brecht's Dance di Koreja è lo spettacolo che apre il cartellone e resterà in scena da stasera al 12 gennaio. Lo seguiranno lavori di valore, in cui si rispecchia una parte significativa e a volte, se si vuole, appariscente del Nuovo Teatro.

Sarà così da considerarsi assai importante la presenza di tali artisti (oltre a Koreja, tra gli altri Krypton, Valdoca, Teatrino Clandestino, Marcido Marcidorjs, Motus, Antonio Latella, Asanio Celestini, Teatro delle Albe, Compagnia Sud Costa Occidentale, Enzo Moscato) nello scandalosamente afflitto territorio capitolino.

Tuttavia ci sarebbero un paio di interrogativi su cui soffermarsi.

Probabilmente nello scenario di oscenità ideo-politiche di questi tempi la volontà di soffermarsi sulla gravità di problematiche teatrali potrà sembrare addirittura scandalosa, ma ci sono concetti che val la pena porre all'attenzione del lettore e se il caso anche di ribadirli.

È vero infatti che quanto verrà presentato fino a giugno al Teatro Vascello possa essere considerato come una larga fetta di cosa una città non possa e non debba perdere della proposta contemporanea. Ciò che appare grottesco è però che tale "regalo" alla città di Roma e al suo pubblico generoso debba giungere non dal super sovvenzionato Teatro Stabile (che quest'anno s'è impresso nelle carni vive il sempiterno marchio a fuoco dell'infamia proponendo una stagione che in ogni suo aspetto lascia senza parole anche il più ottimista degli illusi), ma da quello che abbiamo già definito un mostro bicipite, creatura elettiva della realtà odierna del teatro.

Ma tralasciando i fatti legati all'Argentina e chiarendo che la responsabilità di questo parto infernale ricade per la maggior parte sulla quantomeno confusa riorganizzazione dell'Eti (a Nanni casomai si potrebbe fare qualche obiezione sulla scarsa incisività della mezza-stagione realizzata a conti fatti con un budget raddoppiato) solo due interrogativi, che oggi svettano lampanti, spero che questa stagione congiunta potrà sciogliere: 1) Fare arte non significa anche organizzare progetti artistici e inventare stagioni teatrali che non siano solo vetrine, ma fertile terreno di comunicazione generato in primo luogo tra pubblico e struttura? 2) Una struttura istituzionale come l'Ente Teatrale, che solo a Roma ha in gestione due teatri storici (Valle e Quirino, che diventano quattro a livello nazionale con la Pergola di Firenze e il Duse di Bologna), che bisogno ha di spendere una cifra incommentabile, per rispetto verso i contribuenti, al fine di affittare un Teatro Stabile d'Innovazione per farci dentro la stessa programmazione per cui quel medesimo teatro riceve sovvenzioni pubbliche a nove zeri?

Così si inizia una nuova giostra. Ma che il pubblico si diverta o meno non desideriamo in nessuno modo che tali anomalie vengano assimilate e lentamente accettate.

Per informazioni: www.enteteatrale.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -