Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 33
Dal 22/04/2024
al 29/04/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Bon nuit – parte prima (messaggi alla redazione)  
Abbiamo lavorato bene? La parola ai lettori      
di Redazione Teatro      

Sono molto dispiaciuto che una delle poche e vere iniziative culturali per promuovere il teatro, debba cessare la propria attività.
LifeGate Teatro per me non dovrebbe mai chiudere perchè è una delle poche riviste che parla del teatro e della danza con grande serietà, professionalità e soprattutto in piena libertà.
Per questo auguro al direttore e a tutti i suoi collaboratori di crederci ancora, perchè quelli che fanno il teatro per necessità, hanno bisogno di voi.
Spiro Scimone

Sono molto dispiaciuto per la chiusura di questa rubrica. Dispiaciuto perchè Lifegate Teatro è stato l'unico elemento italiano capace di instaurare una risonanza di vasto pubblico, in grado di essere una reale voce fuori dal coro istituzionale. Un "A Piena Voce" (citando Majakovkij) della situazione teatrale italiana, e non solo.
Non sempre mi sono trovato daccordo con gli interventi pubblicati, ma sempre ho trovato una sincerità ed un rischio assunto nell'esposizione delle proprie opinioni.
Mi auguro che da tutta questa esperienza, che Lifegate è riuscito a conquistarsi e a creare, nascano nuove contaminazioni fuori da schemi, capaci di avere sempre una voce sincera, dissonante e ruvida se necessaria.
Un abbraccio
Marco Valerio Amico – Gruppo Nanou e Aksè

“Non siamo stupiti”... Fortunatamente il pensiero segue un tracciato carsico e riaffiora, riaffiora eccome, nei luoghi e nei tempi più imprevedibili, e intanto – sotto – scorre e si rinforza.
Non mi viene da scrivere altro per l’ultimo numero: capisco le intenzioni ma preferisco pensare a un temporaneo inabissamento piuttosto che a una fine. Eppoi, è vero che si chiude un settimanale, ma io continuo a pensarla in termini fluviali: il pensiero termina di scorrere in un paesaggio, e adesso a noi rimane il gusto di curiosare in giro per vedere in quale altro luogo ritornerà a sgorgare.
In bocca al lupo per la prossima avventura!
Stefano Casi - Teatri di Vita

Sinceramente me 'n dolgo. Non rimangon molti gli spazi, cartacei e on line, dove tentare una riflessione critica onesta, a prescindere dalla comunanza di gusto e di vedute - che può a volte esserci, a volte non esserci- di chi scrive ora con chi scrisse Lifegate. Beh, raccogliete le forze e al più presto resuscitatevi!
Daniele Timpano – Amnesia Vivace

Una brutta notizia. Una voce franca con il coraggio della dissonanza tace. Segno dei tempi. Lifegate Teatro e Gian Maria Tosatti avevano realizzato un prodotto curato nello stile, nei contenuti, nell'approccio, osando anche dire non mi piace e perché, cosa rara. Qua e là si scopriva un nuovo talento, una nuova tendenza e i testi si leggevano con facilità e piacere. Hanno promesso di tornare. Noi li aspettiamo.
RaabeTeatro Roma

Per un teatro fuori-linea
Lo diceva già Baudelaire: "prepariamoci al viaggio". Era appunto il segno di una possibilità: "Leviamo l'ancora! Questo paese ci è venuto a noia". Una possibilità che, finalmente, apriva una strada al di là degli ingorghi del costituito. Ed infatti Baudelaire concludeva che bisognava rischiare, compiendo un percorso che dal noto andava verso l'ignoto: "Noi vogliamo piombare nel fondo dell'abisso, Inferno o Cielo, che importa? Nel fondo del Non-conosciuto per trovare del nuovo". Credo che questo sia l'atteggiamento più adatto ad affrontare il presente. Fare esercizio del teatro, allora, significa produrre sorprese conoscitive, strappare sonorità inattese, evocare ciò che ancora non è. Tutta l'esperienza di Lifegate Teatro, e del suo animatore Gian Maria Tosatti, mi pare percorsa da questa intenzione utopica. Guardare la "lunga notte" con occhi stupiti, cercando una "illuminazione nel fango".
Altre strade, altri incontri, altre possibilità: ecco la sua funzione magnifica, la sua forza, anche la sua testardaggine: perché rifiuta la tranquillità dell'acquisito, in cui il teatro è pensato come un luogo privo di nuove strade; e farlo senza cedere alle tentazioni dell'epoca, che ha nel ciclo terroristico merce-denaro-merce la sua essenza. In tempi di crisi, questa lucidità è pregevole; va assecondata e promossa. Ed è un bene che l'esperienza di Lifegate Teatro rinasca da qualche altra parte. Abbandonare l'angoscia per coglierci come Altro: solo nel movimento si cambia. Da parte mia, posso solo augurare a Gian Maria di fare tutto senza fretta e di continuare a percorrere le scanalature nascoste; unicamente nel non consentito si dibatte la vera vita. C'è chi, oggi, nella barbarie generalizzata, ripercorre sentieri che affermano un nuovo conformismo, ammantato magari di paroloni come "teatro civile" o simili; è la tentazione del teatro di superarsi come teatro per farsi "politica": fare del teatro il luogo della elaborazione di un nuovo sensus communis, producendo un humus culturale in cui tutto ciò che è radicale messa in crisi della lingua teatrale è bandito. È il programma dominante, è la moda del momento; è il programma che accomuna teatro "di narrazione" e ciò che rimane del "terzo teatro", nell'ostracismo ormai determinato di quanto era in contraddizione dentro il teatro (Carmelo Bene e Leo De Berardinis sono del tutto dimenticati, oltre che nient'affatto compresi). Ma per interrogare il presente, il teatro ha bisogno innanzitutto di interrogare se stesso (la sua "lingua"); perché il teatro incontra il presente al proprio interno, come sistema di segni. L'essere del teatro è il suo stesso "dire". E la sua migliore occasione risiede proprio nella sua capacità di ripensarsi. Altrimenti resta la retorica consolante dell'anima buona, la quale, come bene sapeva Hegel, è talmente abbacinata dall'idea di salvezza che non riesce a cogliere la disperazione dell'epoca: solo l'inquietudine in cammino - aggiungeva - sostiene il divenire. Al di là del suadente invito ad una pacificata moderazione, solo l'esplosione di "isole di disordine", rabbiose e sorridenti, permetteranno al teatro di uscire dai suoi incubi, ritrovando la propria necessità. Spero che ciò che era Lifegate Teatro si trasformi in un nuovo percorso che raccolga quanto di meglio aveva seminato, rivendicando a piena voce il teatro come luogo del negativo, dell'ambiguo, dell'assenza di finalità. E anziché essere depositario di valori ideali o civili, al presente proporrà "il paradosso di un valore antieconomico".
Nevio Gambula

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -