Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


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Il surrealismo e i misteri greci si uniscono in M#10  
Il decimo episodio della Tragedia Endogonidia dato in due parti al Theatre du Gymnase e a les Bernardines.      
Marsiglia, 20-26 settembre
di Jean-Luois Perrier
     

In occasione del festival Les Informelles, organizzato a Marsiglia fino al 26 settembre, la compagnia italiana Societas Raffaello Sanzio e il suo direttore Romeo Castellucci presentano M#10, decimo episodio della Tragedia Endogonidia. Innovazione totale in rapporto ai precedenti episodi, M#10 è dato in due parti, due facce indissolibili, il il dietro e il davanti. Il dietro, 50 minuti al Theatre du Gymnase. Il davanti, 1 ora e 10 a Les Bernardines. Un segno in più dell’inventiva di Romeo Castellucci e una presa di libertà rispetto ai dati iniziali della sua riflessione sulla tragedia.

La Tragedia forma un ciclo senza precedenti nella storia del teatro e delle arti plastiche. Aperta nella base della Societas Raffaello Sanzio, a Cesena, in Italia, nel luglio 2002 essa deve trovare il suo epilogo nella stessa città nel prossimo dicembre dopo tre anni di traversata dell’Europa. Tali traversate segnate da dieci spettacoli di alta ispirazione che incorporano poco o molto l’immaginario e la storia delle città abitate dal progetto.

[…]

La genesi di M#10, che passa dal giorno alla notte e la sua ispirazione celeste invitano ad entrare al Gymnase. La scena di questo teatro all’italiana che festeggia il suo bicentenario è tagliata da un velo di tulle. Davanti e dietro è lo spazio di una vera sospensione spaziale perché assomiglia allo sviluppo di un’aurora boreale. Delle fumarole si alzano e si tuffano, si affrontano e si ritrovano fino a lasciare intravedere il cuore della forgia solare, quella dove nacquero gli dei greci nelle opere di Rothko.

Nembo d’Apocalisse Dall’artificio assunto nella rappresentazone di questi fenomeni naturali omologhi dei fracassi industriali della banda sonora emergono il corpo e la voce del soprano Lavinia Bertotti (la bella Clorinda del Combattimento di Monteverdi presentato all’Odeon dalla Raffaello Sanzio nel 2000). Essa dona volto umano ai nembi dell’Apocalisse che sfilano adesso come una spirale infernale, come volute d’inchiostro di china. Una testa di morto incancellabile sembra emergere nel mezzo delle nuvole esplicita come un test di Rorschach, che rimanda lontano, verso l’alfabeto iniziale della Tragedia Endogonidia di Cesena e Avignone.

Dopo il capogiro del Gymnase, Les Bernardines chiamano al silenzio delle tombe. Se resta qualche atmofera è sulfurea. L’episodio ci riporta apparentemente a più di un secolo fa negli abissi peculiari del romanzo gotico. Cilindi e crinoline si laciano andare a strani cerimoniali, degli spiriti bussano, delle isteriche si agitano, aleggia il dottor Charcot.

Miracolo per Romeo Castellucci, queste persone parlano come al teatro. Recitano una strana storia che parla della mancanza dell’acqua e di una corda per portarla dal pozzo. Richiama Bunuel l’angelo del bizzarro che viene a limare le unghie del piede pitturate di nero dei borghesi e lava con secchi di latte fresco un grosso cavallo. Un’immagine sufficiente per turbare una giovane negra dal corpo di alabastro che finirà a cosce aperte legata come in una foto di Araki. Artaud e Bataille sono in compagnia. I misteri greci e il teatro surrealista si ritrovano sulla stessa linea fiduciosi nel potere delle proprie immagini per arrestare il deperimento dell’immaginario collettivo.

Articolo pubblicato da "Le Monde"
Traduzione a cura della Redazione Teatro di LifeGate

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
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