Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Muller e la stanza della tortura  
Egum (in)contra Muller: #1 – Il dittico di Bianco-Liberti e un incontro nella capitale dedicati ad Heiner Muller.      
Roma, Teatro Vascello. Dal 9 al 12 dicembre.
di Gian Maria Tosatti
     

A Roma questa settimana il Teatro Vascello dedica un focus al rapporto che negli anni scorsi ha legato le sorti della drammaturgia di Heiner Muller a una delle compagnie teatrali più interessanti del nostro panorama nazionale. Arrivando da Wedekind e proseguendo per Copì, Egum Teatro, formazione guidata da Annalisa Bianco e Virginio Liberti ha attraversato per due anni l’universo poetico del drammaturgo di Berlino Est con estrema lucidità. Quartett (2002) e Hamletmachine (2003) sono le tappe di questo passaggio. Spettacoli cinici e per certi versi destabilizzanti che hanno avuto il valore principale contrapporsi ad una logica univoca della “lettura” per insaturare con l’autroe un rapporto dialogico al limite dello scontro dialettico o della lite. Egum nei suoi due lavori mulleriani non ha mostrato né quel servilismo filologico che talvolta si pensa di dovere ad autori contemporanei così profondamente connessi con il quadro sociale in cui siamo noi stessi compromessi, né quel protagonismo facile che affranca da responsabilità com’è la libera rielaborazione drammaturgica “a partire da”.

Quartett (9-10 dicembre) e Hamletmachine (11-12 dicembre) proseguono con estrema coerenza quell’approccio interlocutorio coi testi che è poetica stessa del gruppo. Proporre domande precise agli autori è allora un modo per non partirsi da un’aderenza al testo, ma per stringersi ad esso fin quasi a soffocarlo, fino a farlo scoppiare. Una provocazione che chiede la risposta, la pretende e la ottiene. Che cerca di mettere in crisi la facciata pubblica dell’autore assediandolo con un’istruttoria impietosa fino a farlo innervosire a farlo urlare, talvolta a farlo confessare.

I testi allora perdono quella loro immobilità di libro. Muller esce dall’iconcina… dalla foto in quarta di copertina e innervosito si ribella, strepita, si leva gli occiali, attacca, arriva alle mani. E’ uno scontro quasi imbarazzante che porta lo spettatore a prendere le distanze. A non partecipare. Volutamente a distrarsi. E da questo straniamento “ad arte” si finisce per osserva le ferite che diventano porte, elementi di vulnerabilità alle domande che hanno guidato il raccoglimento dell’assemblea.

Muller tra i denti allora, Muller strappato a Muller, o Muller tirato giù per i piedi è il risultato di una ricerca che per essere di senso è in primo luogo tecnica. In questi due lavori, come nei precedenti, la “sperimentazione” (per Egum è termine che si può usare in maniera non impropria) sugli strumenti del teatro e del linguaggio diventa un affinamento degli strumenti di tortura necessari a far “cantare” l’autore. Il teatro di Egum, per chi non lo conoscesse, non è infatti un teatro “di parola”, ma una ricerca per scritture sceniche che necessità costantemente un interrogarsi sul proprio essere meccanismo. E tale rigorosissima attenzione al come costruire di volta in volta una “macchina della verità” ad hoc per le domande che si voglio porre al paziente di turno fa del gruppo di Bianco-Liberti una delle pochissime realtà autenticamente “di ricerca” della nostra scena.

A compimento dell’incursione romana di Egum, cui abbiamo deciso di dedicare buona parte di questo numero, si terrà un incontro dedicato alla figura di Muller, intitolato Heiner Muller: due o tre cose che sappiamo di lui (10 dicembre, ore 10), cui parteciperanno oltre gli artisti, studiosi mulleriani e “mulleristi” vari, da Franco Quadri, Francesco Fiorentinoe e Toni Negri a Peter Kammerer, Wolfgang Storch, Klaudia Ruschkowski.

Per informazioni: www.teatrovascello.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -