Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







Mandaci una mail ›







Per acquistare online i biglietti dei teatri a Milano:
Ciak
Smeraldo
Nazionale

Inverno russo  
Il Russkij Festival porta a Roma le più interessanti realtà della cultura contemporanea del gigante bianco.      
Roma, Auditorium. Dal 3 al 31 dicembre.
di Redazione Teatro.
     

L’influenza che ha avuto la Russia sulla nostra cultura è del tutto particolare. Da sempre lo sterminato territorio, esteso oltre gli Urali ha rappresentato l’altro oriente, affacciato a pieno titolo sulla “nostra” Europa con i suoi due meravigliosi occhi di San Pietroburgo e Mosca. Attraverso i secoli il gigante russo ha cambiato aspetto ai nostri occhi moltissime volte, rappresentando ora un mondo incantato, ora un nemico politico. Ma singolare è il rapporto che lentamente la cultura russa ha stabilito con la nostra, fino ad essere indiscutibilmente determinante nella formazione di ognuno di noi. Russi sono i riformatori del Romanzo, i poeti politici che hanno ispirato il ‘900, i riformatori del Teatro che ne hanno cambiato la storia. Russi i più grandi interpreti della danza internazionale.

A questo territorio sconfinato che da sempre ha rappresentato un enigma affascinante non solo per gli europei, ma per i russi stessi, la città di Roma ha deciso di dedicare un intero mese di festival. Il Russkij Festival sarà dal 3 al 31 dicembre un enorme carrozzone che arriverà al centro della capitale un po’ come arrivavano nei decenni passati i grandi circhi nelle città. Un carrozzone pieno di ogni attrazione ma privato da elementi folclorici o da approcci filologici, che si propone come una piattaforma di scambio e di conoscenza. Ospiti dell’Auditorim di Roma saranno dunque concerti di musica classica che avranno tra gli interpreti di spicco i direttori Valery Gergiev e Yuri Temirkanov impegnati in esecuzioni di Chajkovskij e in una domenica dedicata interamente a Sergej Rachmaninov. Ma grande attenzione merita l’arrivo del Teatro Statale e dell’Opera e del Balletto di Novosibirsk con la creazione di teatro musicale Vita con un idiota (9-10 dicembre), musica di Alfred Schnittke su libretto di Viktor Erofeev, uno dei più importanti scrittori russi contemporanei.

Al teatro non poteva che essere dedicata grande attenzione con un’intera sezione dedicata a tre imponenti realtà della scena contemporanea, il Maly Teather di Lev Dodin in prima assoluta con il testo di Ljudmila Petrusevskaja Il Coro di Mosca (15 -18 dicembre), il Teatro Studio di Mosca, diretto da Petr Fomenko, al debutto con la prima parte del suo progetto dedicato a Guerra e Pace (27 - 30 dicembre) e Akhe Teatro Tecnico Russo con La camera bianca (17 al 19 dicembre).

Due grandi interpreti e coreografe saranno le bandiere della danza contemporanea russa, Olga Pona e Tatjana Baganova, la prima in scena dal 12 al 15 dicembre con quattro creazioni, www.volti.ru , L’attesa, Cinemania (ovvero c’è vita su Marte?) e Fissando l’infinito, la seconda dal 20 al 23 dello stesso mese con Il giardino di aceri, Le nozze e Voli davanti a una tazza di tè.

Particolare l’impegno della sezione dedicata al cinema, che proporrà una serie di rari lungometraggi della storia sovietica mai presentati in Italia e ordinati sotto il titolo di Storia segreta del cinema russo da Naum Kleiman del Museo del Cinema di Mosca. Immancabile l’appuntamento con il Circo sul Ghiaccio che monterà nella Cavea dell’Auditorium una pista accessibile ai pattinatori romani.

Ma moltissimi sono gli eventi in programma oltre a questi, da mostre permanenti a incontri letterari fra autori italiani e russi, con una serie di eventi collaterali ludici e gastronomici.

Per maggiori informazioni: www.auditoriumroma.com

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -