Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Passiamo alle cose serie  
Settimana Stockhausen, un percorso ideato assieme al compositore per dare respiro alla musica contemporanea.      
Emilia Romagna, luoghi vari. Dal 6 al 13 novembre.
di Gian Maria Tosatti
     

Dopo aver aperto questo numero con una farsaccia degna delle peggiori commedie degli equivoci verrebbe da dire: “Passiamo alle cose serie”. In scaletta ho Stockhausen. Al tempo! Rileggo per intero: Karlheinz Stockhausen. Mi torna in mente il quadro dell’evento, ma dopo il discorso sui teatri stabili ero più propenso a pensare che non nei nostri teatri lirici per i prossimi vent’anni si sarebbero suonati solo Verdi e Puccini. E invece, colpo di scena: Karlheinz Stockhausen. Che in Italia ci fa la figura del marziano. Leggo le sue dichiarazioni estive sul progetto che lo vedrà protagonista: “All the interpreters and I are looking forward to this wonderful Italy project”. Nella mia testa si fa una specie di corto circuito. Non riesco a infilare nella stessa frase le parole “wonderful”, “Italy” e “project”. Poi leggo fra i credits il nome del Festival AngelicA. Capisco come mai un “wonderful Italy project” veda come protagonista un compositore non solo appartenente alla schiera del Novecento, ma addirittura ancora vivo!!! Beh, come dire, sono notizie che non passano mica tutti i giorni e quando passano val la pena di darle con il dovuto anticipo.

Tre città per un progetto imperdibile dedicato all’opera di Stockhausen. Dal 6 al 13 novembre Bologna, Modena e Reggio Emilia saranno le sedi di un attraversamento articolato all’interno dell’opera musicale del compositore tedesco.

Sei serate di concerti per diciotto composizioni quasi mai eseguite dal vivo. Sedici delle quali non hanno mai messo piede nel Bel Paese. Tre saranno invece gli incontri (uno in ogni città ospite) che cercheranno di muovere una riflessione attorno al lavoro di un artista che ha fatto della sperimentazione una metodologia riuscendo costantemente ad infrangere i muri di cristallo che limitano gli spazi della musica contemporanea. Un percorso che, come sottolineano gli organizzatori, non cerca creare un sistema di punti di riferimento nell’opera di Stockhausen, ma piuttosto di generare un percorso del disorientamento all’interno di un’opera che ha appunto rifiutato l’idea di confini. Diventa quindi molto importante seguire tutto il festival e per questo motivo è stato pensato un carnet che da accesso a tutti i concerti a soli 18 euro (come dire un euro a concerto), in vendita esclusivamente presso la sede di AngelicA a Raum (in via Ca selvatica – Bologna).

Tutto il programma, strutturato prevalentemente a partire dal ciclo Luce, è pensato per spaziare il più possibile fra le possibilità esecutive all’interno della musica contemporanea, a partire dagli organici esecutivi alle sonorità. Stockhausen curerà la totalità di un impianto dipendente strettamente da un quadro di suoni, forme, colori ogni sera diverso e senza repliche. Gli spettatori si troveranno di fronte ad esecuzioni per voce soprano ed elettronica, per flauto e nastro, sintetizzatori e clarinetto, pezzi per coro e orchestra su nastro, voci di bambino e sintetizzatori, strumenti da camera in proiezione multitraccia. E nel caso di Rosa mystica, dove sarà declinato il profumo e la fragranza del “giovedì”, anche la componente olfattiva avrà il suo peso. In questo senso ogni teatro metterà a disposizione uno speciale sistema audio per la spazializzazione del suono.
Una esperienza davvero imperdibile.

Per informazioni: www.aaa-angelica.com

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -