Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Unici, quindi necessari    
Al Cantiere San Bernardo di Pisa e all'Astrateatri di Roma si aprono due rassegne interessanti che riportano l'attenzione sull'importanza degli spazi off.      
Roma, Astra Teatri. Pisa, Cantiere San Bernardo. Fino a primavera.
di Gian Maria Tosatti
     

Ci siamo già occupati del fenomeno degli spazi autogestiti, e continuiamo a svilupparlo come uno dei temi principali della nostra rivista. Una specie di note a puntate sulle possibilità di interazione con questi luoghi da parte del pubblico e degli artisti. Chiese sconsacrate, vecchi cinema abbandonati, capannoni in periferia. Sono questi i luoghi in cui si lavora quotidianamente, giorno dopo giorno, fuori dalle priorità produttive che investono e ingessano i nostri teatri pubblici riducendoli alla paralisi e all'inutilità. In questi spazi senza riscaldamento, senza donne delle pulizie, si incontrano ad orari improbabili artisti che non hanno un gruppo, non hanno un un nome riconoscibile e soprattutto non hanno nessuno spettacolo confezionato e calcolato da proporre. Perdono le notti a seguire uno stato di necessità. Lo stato della ricerca. A volte della ricerca di sé. Vanno in cerca della propria lingua. Del proprio perché. Tuttavia non sarebbe credibile un ritratto totalmente positivo e va detto che tali ricerche nella maggior parte dei casi non approdano a nulla. Ma quello che fa la differenza è la possibilità che viene data a chi entra in contatto con questi spazi di provare a cercare qualcosa di indefinito. Qualcosa che non si conosce.

In questo si avverte lo stato di necessità di tali realtà. In questi luoghi all'ombra si lavora senza preoccuparsi di preparare qualcosa di bello, qualcosa che possa compiacere i nostri direttori artistici, qualcosa di vendibile. Qui e solamente qui. In nessun altro teatro italiano.

Per questo spazio off non è sinonimo di serie B. Ma di luogo altro, soggetto ad altre leggi e ad altre priorità. Così crediamo dunque vadano intesi i centri sociali, che seriamente percorrono tale strada. Non come spazi di ripiego, ma concretamente come unici luoghi in cui sia possibile condurre ricerche che ancora contengano il valore del rischio, dell'interrogazione di partenza cui non si è ancora in grado di dare risposta. Così proseguiamo il nostro discorso per accennare a due sfide che si aprono questa settimana. A Pisa, il Cantiere San Bernardo comincia una nuova, ricca edizione di Tohatro!, una rassegna in cui parteciperanno giovani realtà territoriali, ma anche compagnie importanti come Laboratorio Nove e Pontedera Teatro, dimostrando l'importanza che in una piccola città può avere un'officina culturale che anno dopo anno diventa punto di riferimento artistico.

A Roma, Astra Teatri, uno dei più recenti centri sociali, continua incessantemente ad organizzarsi con una nuova rassegna che declina le presenze di quegli artisti con cui uno spazio apre il dialogo da cui dipende la sua esistenza.

Per informazioni più dettagliate sui cartelloni:

Cantiere San Bernardo: www.cantieresanbernardo.org

Astra Teatri: [email protected]


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -