Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 36
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Lezioni di indisciplina    
A Roma, la prima sessione di un evento che squarcia le barriere tra arte e impresa, tra idea e azione.
Milano, Strehler, 25 e 26 maggio
     
di Giulia Tommasi      

Abbiamo assistito e sostenuto le "Lezioni di Indisciplina" che si sono svolte presso la Facoltà di Economia dell'Università "La Sapienza" a Roma, città delle Discipline. È la prima sessione di un evento che si concluderà con una due giorni, il 25 e 26 maggio, a Milano. In un contesto ufficiale e disadorno come può essere un'aula magna di tutte le Università i banchi sono invasi da soldatini di plastica e la cattedra abitata dal sorriso rotondo di un Elfo raffinato e divertito, Philippe Daverio. Siamo osservati da un uomo dal volto d'oro, in tight, che sembra uscito da un quadro di Soutine...

Studenti, giornalisti, amici, persone entrano e si aggirano in uno spazio caldo di musica e curiosità.Giovani volti, saliti da Università ben più a sud attendono di ascoltare una volta di più il loro professore del cuore. Daverio apre disciplinatamente la lezione, ricordando che l'Indisciplina accetta anche l'ubbidienza, e Dio ci guardi dalla mediocrità degli alternativi:ci attraversa, lampante, Sandro Penna "felice chi è diverso, essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso, essendo egli comune".

E allora la genialità dimora nel seguire, accettando un'appartenenza linguistica e tentando di trasformarla, in una pratica alta, molto difficile, che va verificata, smentita e riproposta in continuazione.

Alla lingua dell'Economia appartiene Pierangelo Dacrema, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all'Università degli Studi di Calabria a Cosenza. Il suo dire è preciso, struggente, il suo incedere patisce la difficoltà e la volontà di vivere, il suo intero essere è qui ed ora e parla subito dell'inizio dell'uomo e del suo gesto, che permette al mondo di accadere; di figure preistoriche incise per ricordarci ancora oggi che l'anima va accudita come il corpo e della bellezza indicibile di questo gesto. Dacrema cancella lo spazio troppe volte incolmabile che separa la cattedra dai banchi con passo oscillatorio, ipnotico, mentre la sua voce necessaria (che alla fine della seconda giornata romperà nel pianto), ci invade. "Pensiero, Volontà, Azione", parole, sutra contemporanei che illuminano l'orizzonte economico e quello artistico a cui è lasciato il tratto più toccante, più consolatorio. Mentre diventiamo piccoli esseri umani incapaci di fermare la potenza devastante di azioni che ci travolgono e del tempo che vuole ucciderci, siamo sovrani del pensiero "puro, abbondante, duro, dolce, di tutti", l'arma eccellente che rende possibile la disintegrazione del denaro come eccesso-accessorio non indispensabile all'evoluzione della civiltà e alla misura del gesto che la costruisce.

Così ci ritroviamo tra docenti di mercati finanziari internazionali (Paul de Sury)che parlano di opere d'arte come strumenti finanziari e dell'etericità delle banconote mentre irrompe il canto roco, asciutto, verticale di Caterina Bueno, studiosa delle tradizioni popolari toscane e Daverio lamenta nelle lezioni, la mancanza di un cuoco, autore della trasformazione della materia prima in arte fruibile, anzi edibile.

Diventiamo consapevoli che l'economia opera per sostituzione e di conseguenza uccide l'oggetto come valore di scambio nominabile e reinventabile perché ha bisogno di eliminare la perdita, sublime pedaggio intrinseco ad ogni scambio (Fulvio Palmieri, docente di filosofia).

La risata corroborante di Andrea Pinketts (che scrive in punta di penna i suoi libri e fa volare in Sardegna i suoi manoscritti per essere tradotti nel linguaggio informatico) stacca l'attenzione che stava per scivolare nei ritmi consueti della lezione universitaria e una giovane donna bionda appare sullo schermo a intervistare maliziosamente il regista Ettore Pasculli.

Altre immagini, severe e agghiaccianti nella loro serialità scorrono dietro la figura certa di Manuela Gandini, giornalista, curatrice di mostre d'arte contemporanea, pubblicista sul Sole 24 ore e sulla Stampa. La "Societé du Spectacle" di Guy Debord accompagna la sua voce morbida che srotola suadente l'atrocità delle dinamiche spettacolari con cui oggi si usa aggredire e abbellire ogni fatto e lancia, con fermezza devastante e intrisa di grazia, la sua preghiera laica per una lucida attenzione contro la guerra alle porte.

Siamo saltati alla seconda giornata indisciplinata, avvolti in questo nuovo paradigma che ritorna continuamente all'uomo e al suo valore creativo e improvvisamente scavalchiamo i banchi trascinati dall'irresistibile ritmo tarantolato della musica "di contrabbando" di Eugenio Bennato che ci attira in una danza liberatoria, dove docenti e studenti si mescolano e si passano saperi più confortevoli...

Ma l'uomo dal volto d'oro si precipita giù dagli spalti dell'aula che si riempie della sua voce possente: si ritrova a farlo in un'altra lingua, come facciamo tutti, se un'altra lingua conosciamo, quando non possiamo più impedirci di urlare a noi stessi e al mondo qualcosa che sta in cima alla nostra scala di priorità interiori. E lui la scala ce l'ha e la getta con irruenza sulla cattedra, ci appende la giacca, si mangia delle banconote, traccia con veemenza sulle lavagne un cerchio perfetto, un tiro assegno dell'anima grondante e giallo che poi verrà sommerso di colore rosso. È furente e distaccato quest'uomo mentre evoca la madre, sferra l'attacco bellico a Saddam appiccicando i soldatini di plastica dove aveva scritto a caratteri cubitali "IO NON VALGO NIENTE" ("mai io vi frego perché lo sapevo già!").Solo la presenza discreta della donna, che si fa ninnananna cubana o sussurro di violino protegge silenziosamente il suo gesto straziante e affilato. Ambizioni, paradigmi, false presunzioni,vani tentativi,dichiarazioni futili, bellezza si inondano del rosso con cui segna il suo corpo, la bocca, le mani, l'aula intera in una ferita aperta e pulsante che impone il coraggio della rivoluzione possibile. E' Michelangelo Jr, artista contemporaneo che usa il corpo, il suono, la pittura, la scultura, un disegno perfetto e la sua anima per ricordarci che purezza, intelligenza, autenticità esistono e sono la vera bomba contro una realtà volgare e inaccettabile.

Vogliamo altre lezioni, ancora più indisciplinate, ancora più rigorose e taglienti, ne abbiamo bisogno per nutrire "la nostra anima semplice, alla quale tutto sembra possibile", perché "siamo a favore del fiammeggiare negli occhi della persona di fronte" (Harald Szeemann) e non ci arrendiamo.

Il prossimo appuntamento è a Milano, il 25 e il 26 maggio al teatro Strelher , non perdiamocelo.

Giulia Tommasi

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -