Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Sfidarsi ad incontrarsi  
Il fascino di non somigliarsi in In fondo a destra e I danni del Tabacco della Compagnia Lombardi - Tiezzi.      
di Gian Maria Tosatti      

Un uomo monologa tra la veglia e il sonno immaginando un formicaio metaforico in cui è kafkianamente espressa la condizione umana contemporanea. Un uomo si sveglia e ricomincia ad incepparsi su quei contrasti concreti, profondamente concreti, in bilico sul filo teso sopra la città sotterranea vagheggiata dal primo.

Assistendo ad In fondo a destra di Raffaello Baldini e I danni del tabacco di Anton Cechov, messi in scena dalla Compagnia Lombardi - Tiezzi, si ha l'impressione di presenziare ad un evento del tutto particolare e per certi versi dotato di una certa importanza.

Accade che tre autoralità diverse si mettano in condizione di costruire una struttura comune. Si parte da un testo, quello di Baldini, che pur muovendosi sulla linea di un fantastico terribilmente umano, porta con sé visioni che non permettono a Tiezzi di aprire liberamente le proprie vene immaginifiche. In scena un attore "pesante" come Silvio Castiglioni, ingaggiato in un elegante duello di scherma col testo, tiene a terra le possibili fughe aeree o catacombali degli altri. Accade dunque che questo In fondo a destra si proponga come quegli spettacoli di una volta, realizzati da compagnie di giro ancora dotate di una certa vera professionalità, in cui sulla scena si incontravano personalità diverse e quasi inconiugabili e che pure nei loro attriti facevano scintille. In fondo a destra, che abbiamo visto al Vascello di Roma e di cui scriviamo con un po' di ritardo, è un lavoro che esprime un'alta professionalità, mostrando, va detto, ogni particolare della propria struttura. Ma pur nudo e crudo come artefatto teatrale esso è, in quanto tale e nel merito della sua costruzione, inattaccabile. Non si risolve in qualcosa di vivente, ma ha il valore di uno strumento tecnicamente organico in cui tre artisti si confrontano con l'intento di trovare ognuno nell'altro il proprio contrasto dialettico e riuscendo a veicolare con grande mestiere il messaggio di Baldini. Discorso diverso per I danni del tabacco, che vede in scena Massimiliano Speziani, attore più vicino a toni tiezziani e abilissimo nel gestire il ritmo della propria performance elasticamente. Il testo cechoviano, che arriva dopo il primo, sviluppa con questo una coerenza strutturale a livello drammaturgico, ma più del precedente costringe Tiezzi ad osservarlo, ad attenderlo, quasi impedendogli di agire direttamente su di esso. La creatura che nasce è appunto una stanza chiusa, claustrofobica, viola, come un gabinetto di scienze, al contempo scenario ideale per il logorio dei personaggi che ormai dialogano senza più connessioni con le forme di vita che essi stessi evocano in una solitudine disarmante, ma anche campo di prova, nella sua rivisitazione di interno borghese, teatro, senza tanti mascheramenti.

Così in entrambe le parti di questo lavoro singolare è costante una tensione degli artisti in gioco a comprendersi, ad afferrarsi reciprocamente. Ciò porta in sé un valore di senso nel panorama di un teatro che spesso si accontenta di realizzare il miglior prodotto possibile. In fondo a destra e I danni del tabacco non sono il miglior prodotto possibile. Sono un tentativo. E a volte questa volontà in atto di sfidarsi a trovarsi si riflette sullo spettatore provocandolo ad una partecipazione attiva nel territorio di riflessione.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -