Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Bologna: il pubblico è il risultato e il punto di ripartenza  
La grande affluenza di pubblico per il festival Segnale Mosso dimostra la fame di una città      
di Gian Maria Tosatti      

A Bologna il teatro è necessario. Lo hanno detto gli spettatori che i primi di agosto hanno affollato i Giardini Margherita dove s'è svolta la IV edizione del Festival Segnale Mosso, una piccola rassegna curata dalla giovane associazione Gruppoelettrogeno. Quattro spettacoli in cartellone per presentare un panorama possibile, uno scorcio di quanto l'ultima stagione della scena contemporanea abbia prodotto. Un itinerario emotivo degli organizzatori attraverso teatri diversi, diverse motivazioni, differenti ipotesi di comunicazione.

Ingresso gratuito per il pubblico, che dunque non diserta neppure una serata e affolla la platea oltre il limite finendo per doversi inventare posizioni improbabili per vedere lo spettacolo. Alcuni ai lati del palcoscenico, qualcuno addirittura dietro. Il segnale è chiaro e testimonia l'esistenza di un pubblico che chiede con sempre maggiore insistenza gli strumenti per stabilire un dialogo col teatro. E in una città che negli ultimi anni s'è distinta per l'assoluto disinteresse al fermento culturale, brillando per imprese storiche quali lo sfratto del Teatro di Leo dal San Leonardo o il pieno disinteresse per le giovani realtà autoctone, questo pare suggerire un particolare spunto di riflessione che qui si vuol solo suggerire, ma che dovrebbe divenire campo di confronto tra il reale tessuto culturale bolognese e gli assessori di una giunta "marziana".

Quello che è più importante però è che dal 1 al 6 agosto i piccoli strumenti messi a disposizione da questo festival abbiano dato la possibilità a pubblico e artisti di incontrarsi ancora una volta. Sul palcoscenico si sono avvicendate realtà storiche come il Teatro Nucleo di Ferrara che con Frankenstein ha proposto una carnale riflessione sull'etica della scienza facendosi accompagnare da una giovane formazione come Garabombo Teatro, già impegnata in questo tipo di teatro civile.

Dopo l'apertura è toccato a Motusfactory, il nuovo status della compagnia riminese guidata da Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, che s'è aperta a nuove possibilità creative dando la possibilità ai suoi componenti di progettare percorsi individuali. E' stato così per Vladimir Aleksic, che assieme a Cristina Negrini e Damir Todorovic, ha proposto una rilettura dei 2 Fratelli di Fabrizio Paravidino, che se da una parte mostra i limiti di un percorso appena iniziato, dall'altra fa intravedere le possibilità del progetto Motusfactory.

Allestimento all'aperto per il Buio Re di Roberto Latini che ha registrato ottimi riscontri da parte del pubblico, mentre a chiudere è stato Mariano Dammacco con Antoine Antoine, monologo tesissimo sulle responsabilità di ogni individuo nell'edificazione dei grotteschi scenari della realtà contemporanea.

In questo quadro l'entusiasmo del pubblico ha confermato che il dialogo culturale (e teatrale nello specifico) a Bologna non debba essere risolto solo da contenitori (senz'altro pregevoli) quali Viva Bologna, col cui sostegno è stato realizzato Segnale Mosso, ma necessiti di strutture più specifiche che possano garantire una chiara e sistematica progettualità.


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -