Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Il senso dell'oltre  
Concluso Inequilibrio, evento centrale del festival Armunia, parte Contrappunti, la sezione dedicata alla danza.
Castiglioncello (Li), Castello Pasquini. Fino al 30 agosto.
     
di Gian Maria Tosatti      

CASTIGLIONCELLO (LI) - Il giornale di Armunia dedica la sua quarta di copertina a Grotowski. In epigrafe una delle sue frasi preziose. Non la si riporterà anche qui, ma l'immagine di questo grande maestro del Novecento ispira una piccola riflessione a partire da un suo "aneddoto". Se ne farà una piccola forzatura.

Il racconto è quello dei monaci dopo un anno di lavoro e meditazione all'interno del monastero escono in una sorta di festa per mostrare al villaggio i propri passi avanti nella "ricerca".

Grotowski usava questo racconto per accennare al lavoro del Workcenter, qui invece si vuole alludere al festival di Armunia. Il doppio paragone (con tutte le dovute differenze) regge su una base fondamentale, in questi contesti, infatti, l'incontro con il pubblico è il momento d'apertura di una ricerca quotidiana che non si risolve nell'evento della presentazione, ma proietta i suoi fini molto più in là.

Di ritorno da Inequilibrio, sezione principale del festival, le assonanze con quella "storiella" grotowskiana ci sono parse assai pertinenti. Durante tutto l'anno, infatti, Armunia, che pur non chiude mai le sue porte al pubblico proponendo una stagione invernale ricchissima di proposte ed incontri, conduce una quotidiana ricerca sulle possibilità di azione e sul senso di una istituzione culturale. Nelle sale del Castello Pasquini, si inventa il teatro nel suo come e perché. Artisti differentissimi compiono i propri percorsi artistici con finalità differenti, dalla ricerca tecnica all'urgenza di comunicazione. La struttura immagina, inventa occasioni e modi perché questi percorsi possano avere l'opportunità di iniziare o proseguire.

Su questo stesso giornale si è già accennato al valore della progettualità del gruppo guidato da Massimo Paganelli, ma dopo aver passato alcuni giorni sul campo è necessario completare quella riflessione con una piccola nota che porta quella progettualità dal valore della carta a quello assai più concreto delle persone fisiche che hanno partecipato all'evento in veste di artisti o spettatori. Sui palcoscenici si sono alternate compagnie internazionali e giovani gruppi toscani, che Armunia sta aiutando ad emergere, la cui presenza era carica di un orgoglio raro, di chi non è solo chiamato a presentare il proprio lavoro, ma partecipa ad un'idea e alla sua realizzazione. Così c'è parso per un maestro della scena contemporanea come Cesar Brie, per i giovani Sacchi di Sabbia, Edgarluve o anche Leonardo Capuano, i danzatori di MK, lo scrittore Luca Scarlini e per gli altri che abbiamo incontrato.

Nomi che hanno incrociato le loro linee con quelle di Armunia e che attraverso il festival hanno potuto incontrare un pubblico quest'anno particolarmente numeroso ed eterogeneo. Facendo una piccola panoramica nel merito di quanto s'è visto sul palcoscenico si dovrà iniziare dall'argentino Cesar Brie e il suo Teatro de los Andes, che in un incontro pomeridiano ha annunciato l'imminente inizio di un progetto di residenza presso Armunia legato al tema delle "migrazioni". Nell'anfiteatro del castello suo Il mare in tasca, divenuto ormai un classico s'è riproposto come una delle più intense interrogazioni intime rivolte al teatro e al suo senso. Un lavoro di grande leggerezza in cui la tecnica di Brie, un corpo in azione umanamente esposto alla confessione radicale rivolta al pubblico, serve a rendere sensibilmente immediati i passaggi più complessi della sua "provocazione alla domanda" compiuta dal centro di una scena assolutamente assembleare.

Su un piano diverso, puramente sperimentale (lo si può dire per una volta senza remore), si è mossa la compagnia di danza MK, che ha presentato un ulteriore passaggio del progetto bw. Questo Piscina mirabilis ha portato avanti la ricerca sulla visibilità del danzatore. Rispetto alle tappe precedenti, in cui il performer veniva indagato come traccia bio-fisica del suono, qui s'è data più attenzione al rapporto con la luce e alla sua cecità nella scomparsa dei corpi in una sorta di "combustione dell'immagine in atto". Oltre a questo progetto (anch'esso realizzato col sostegno di Armunia) di cui in altra sede notavamo il contributo importante nell'orizzonte della giovane danza contemporanea occidentale, la compagnia di Michele Di Stefano ha proposto Addominale bianco, opus di grande impatto sviluppato lo scorso anno e centrato sul vuoto come elemento di relazionalità, la cui visione ha ricondotto ad alcune delle basi su cui poggiano le nuove linee di ricerca.

Sempre negli orizzonti della danza si è mosso il gruppo francese di Brice Leroux con Gravitation, un affondo nelle dinamiche di movimento che reggono i sistemi dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande teso tra arte e scienza, costruito su un rigorosissimo rapporto tra le forze fisiche agenti nello spazio. Ma conclusione degna del festival non poteva essere che Zero spaccato di e con Leonardo Capuano, artista in vertiginosa ascesa il cui rapporto con Castiglioncello s'è fatto prezioso e costante. Dopo la presentazione dello studio su Due, il nuovo lavoro giocato su equilibri emozionali sottilissimi, acuminati come lame, è stata la forza di Zero spaccato, danza della vita per dar voce agli echi che si disperdono nella memoria dei morti, con la loro carica aggressiva o dolcissima, a far esplodere un applauso che di per sé meriterebbe un capitolo a parte, ma che d'istinto rimanda subito ad un valore che, ad onor del vero, ha distinto questo festival tra i tanti che hanno riempito in calendari estivi. Il valore è quello della coscienza, non solo quella degli artisti cui ci si riferiva qualche riga più in su, ma quella del pubblico che ha preso parte a qualcosa che lo trascendeva positivamente, qualcosa che gl'ha permesso provare la particolare emozione di non essere (come avviene abitualmente) il termine "ultimo", il capolinea, la folla che attende l'arrivo del treno, ma l'insieme dei viaggiatori che iniziano un viaggio verso una destinazione sognata, che come tutte le cose vive dev'essere sconosciuta.

Finito Inequilibrio però non cessano le danze a Castiglioncello. Inizia questa settimana Contrappunti, viaggio nella coreografia contemporanea che vedrà impegnate compagnie nazionali ed internazionali, dall'Ensemble di Micha van Hoeke a Complexions di Dwight Rhoden fino al flamenco di José Greco. Mentre fino a fine agosto andranno avanti le altre due sezioni dedicate al teatro di strada e alla musica, rispettivamente Accrepapelle e Summerbeat. Per informazioni dettagliate rimandiamo al sito www.armunia.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -