Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Ai margini di una storia  
Meridiano Zero autore di una prova interessante con La complessa personalità del coniglio.      
di Gian Maria Tosatti      

ROMA - Il tempo delle domande. Il tempo. Il tempo delle risposte negate. Il tempo, delle trappole cercate. Tra le lettere sconnesse, nell'esitazione di una parola, in tutta la pesantezza di un corpo a credito si coniuga l'ossessione di un amore di cui resta una parvenza di memoria, una parvenza infetta, refrattaria. Questo il movimento primario de La complessa personalità del coniglio del gruppo livornese Meridiano Zero, ospite della rassegna 300 chilometri a nord di Roma, promossa dal Rialto e da Armunia.

E' questo uno spettacolo che con una strana lucidità trasversale affonda la lama nella carne dell'ossessione d'amore e sua necessità. Una stanza abitata è il luogo di un conflitto mai consumato e scolorito contro le pareti del tempo. Una stanza impossibile da abitare è il circuito circolare all'inseguimento di un'assenza inconcepibile come tale. Marco Sanna e Francesca Ventriglia danno vita a due personaggi alla deriva, due inceppati, le cui impennate del cuore sono sussulti meccanici di un movimento ormai devolontarizzato e autoconsistente, vampiro.

Quello cui assiste il pubblico è uno spettacolo ai margini di una storia, una narrazione prima realistica che teatrale (che forse proprio per questo sembrerebbe adatta alla lettura cinematografica di stampo antinaturalista). Crudele e sensualmente acuminato il lavoro si presenta come una serie di quadri post-relazionali volutamente sconnessi la cui ruvidità è in grado di lasciare abrasione sulla pelle dello spettatore.

Base imprescindibile di questo interessante risultato scenico è l'interpretazione dei attori e ideatori del lavoro. Sanna e Ventriglia dimostrano un grande rigore nello strutturare sulla superficie della propria pelle una maschera intima curata a costo di pericolosi affondi di cuore.

Ad apparire ancora non pienamente risolto è il rapporto con lo spazio scenico che domanda una maggiore integrazione con le dinamiche drammaturgiche. Ma questo non è pienamente un difetto, quanto un campo di potenziale miglioramento.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -