Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Il senso ulteriore.  
Francesca Della Monica attraversa Molly Bloom in un concerto autobiografico di grande impatto e valore tecnico.      
di Gian Maria Tosatti      

PONTEDERA (PI) - Molly come incidente, come causa scatenante, come occasione, pretesto. Molly Bloom, l'icona del pensiero femminile di questo secolo nella sua visceralità, processo, nuda esposizione, insignificante rigurgito di immagini, flusso bio-esistenziale necessario. Da questo parte Francesca Della Monica, interprete e performer vocale eccezionale, per raccontare il suo rapporto con la vita attraverso lo strumento che forse, con gli anni e attraverso gli anni, è stato per lei come un senso ulteriore, la voce.

Eccola allora nel suo Molly B e le rose di Gibilterra, concerto per voce e musica, struttura pulita e rigorosa in cui ogni cosa funziona a dovere per mettere la performer in condizione di porsi in gioco attraverso il teatro, di farlo ogni sera per tracciare una mappa di sé stessa.

Al Teatro di Via Manzoni, dunque, dove la Della Monica ha in più di un'occasione lavorato come pedagoga, ci si trova di fronte ad uno spettacolo intimo, un racconto segreto attraverso un linguaggio che per costituzione opera sulla trasmissione, prima ancora che sulla comunicazione. Un lavoro che riesce nell'intento perché il suo impianto drammaturgico è chiaro, lo è nella relazione con il testo di Joyce, che qui diventa principio di movimento, provocazione, struttura dinamica, paradossalmente fluida, lo è nel suo rapporto con l'interprete.

Sonorità ed elaborazioni musicali da Cage, Antheil, Mompou, eseguite in scena da tre strepitosi musicisti (Stefano Bozolo, Nanni Canale e Silvia Mandolini) ed elaborate da Riccardo Vaglini (con Andrea Nicoli all'elettronica live) diventano strumento sensoriale alla creazione di uno spazio che funzioni secondo le leggi del pensiero, del perfetto disordine umorale, dell'architettura inconcepibile della mente. In questa dimensione si muove la memoria, una memoria sensibile, fatta di immagini, figure, fisicità, come un animale. Tornano frammenti di esistenza con le sue luci sottili e i suoi lati di ombra, ripercorsi con ironia o coraggio in quella che può essere definita a ragione "autobiografia di una voce", nuova interessante proposta della compagnia di Francesca Della Monica e Massimo Verdastro, autore quest'ultimo della regia.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -