Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Necessità della "visione"  
Convince il lavoro del Lenz sulle fiabe di Cenerentola e Biancaneve.      
di Gian Maria Tosatti      

ROMA - Saper trovare la necessità degli incontri. Essere in grado di riconoscerli. Queste sono le preziose qualità di chi lavora nel campo dell'arte.

Così Lenz Rifrazioni, durante tre anni di lavoro sul Faust di Goethe incontra i fratelli Grimm con una favola, Sotto il Ginepro. Ne nasce un'inquietudine, una curiosità a non lasciare che quella presenza resti un semplice passaggio. Farne un attraversamento allora è stato il percorso che ha condotto a quello che è stato battezzato Progetto Grimm e che noi abbiamo visto al Teatro Vascello di Roma.

Cenerentola e Biancaneve sono i due testi su cui s'è aperta l'indagine artistica del gruppo, legata alla creazione di luoghi di accumulazione materica in cui si specchiassero i paesaggi interiori dei protagonisti. Ne sono nati due spettacoli che hanno tra le qualità principali una assoluta onestà e coerenza di rapporto col materiale della tradizione e che sono sostenuti da un livello tecnico all'altezza del compito. Magistralmente musicate da Adriano Engelbrecht le due fiabe sono adattate e dirette da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.

Sia Cenerentola che Biancaneve non si sottraggono in queste versioni al loro spirito crudele che ne richiama il legame con le leggi naturali che ne dominano i processi latenti. E molti sono gli aspetti comuni che i due lavori presentano, come quelli legati alla buona ritmica e al rigorosissimo lavoro degli attori.

Non è strano che passi per la testa qualche associazione come quella che collega questo spettacolo a certe scene della "Giulietta degli spiriti" di Fellini; le scene in cui Giulietta Bambina vive l'esperienza teatrale alla scuola delle suore. Nel film, l'esperienza-suggestione della protagonista è destinata a divenire visione radicata e agente nella sua vita. Così è questo il merito principale di questo progetto, quello di costituire la "visione", un'esperienza visiva e sensoriale che trae paradossalmente la sua forza non dalla trasgressione della fiaba, ma anzi dal dimostrare una fedeltà assoluta al dettato dei Grimm. Fedeltà che semmai tradisce le relative versioni occidentalizzate dei due testi che oggi sono indissolubilmente legati all'immaginario collettivo. Ritrovarvi la dimensione domestica e al contempo mitica, segreta e metamorfica, significa liberarne la pienezza dei livelli, l'inquietante complessità, la potenza degli archetipi che ne fanno narrazioni del profondo.

È in questo modo che i due lavori firmati dal Lenz si dimostrano necessari come tutti gli "incidenti di percorso". Lo sono per la compagnia che vi è stata spinta dall'urgenza della ricerca, ma particolarmente per il pubblico che credo abbia, specialmente in questo momento, un bisogno assoluto di incontrare testi voragine, luoghi del mito, stimolazioni psico-attive per fuggire l'assopimento e l'alienazione dell'mass-entertainment. In questo senso una proposta di tale genere può essere di notevole interesse anche per un pubblico giovanissimo per cui l'incontro di una "visione" instabile può accendere un'allerta, un'attenzione ai molteplici livelli del reale che possa costituire una sorta di vaccino contro la mansueta tv-dipendenza.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -