Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 37
Dal 13/05/2024
al 20/05/2024


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L'evoluzione degli angeli neri.  
Il Workcenter di Jerzy Grotowski and Thomas Richards presenta a Vienna la nuova versione di One breath left.      
di Gian Maria Tosatti      

È previsto per questa settimana, a Vienna il debutto della nuova versione di One breath left, opus sviluppato dal Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards. Dopo aver vinto uno speciale Premio Ubu lo scorso anno, il risultato della ricerca operata nel progetto The bridge developing of theatre arts ha subìto dei sostanziali cambiamenti a livello drammaturgico, che per certi versi ne fanno un'opera diversa sia dal punto di vista del senso, sia da quello prettamente scenico, specialmente se si tiene conto del percorso evolutivo che tale ricerca affronta da ben quattro anni.

L'unica tappa prevista per l'Italia sarà quella di Palermo che vedrà il gruppo al Teatro Libero dal 3 al 7 dicembre.

Per cominciare è necessario dire che One breath left è un progetto condotto all'interno del Workcenter parallelamente all'indagine nel campo dell'Arte come veicolo, ultima ricerca, che non può essere definita "teatro", sviluppata da Jerzy Grotowski e proseguita da Thomas Richards. La scelta, dopo anni di lavoro, di tornare al teatro, o per dirla con le parole di Richards: "di rimettere i nostri piedi dentro il teatro", ha prodotto questo singolare opus, che è appunto una sorta di ponte tra l'Arte come veicolo e la scena.

È vero infatti che la regia curata da Mario Biagini e Thomas Richards tende, secondo le logiche teatrali, ad indirizzare l'azione verso un percorso per lo spettatore, ma in certi momenti si lascia la lo spazio di liberare le possibilità legate ad un canto, ad un impulso fisico che segue la logica interna al rapporto tra i performers.

Al centro dell'intreccio vi è una donna in agonia assistita dai suoi familiari, che nell'ultimo sogno ripercorre le fasi della sua vita, dalla nascita all'educazione, l'amore e il suo rapporto col mondo in un estremo bilancio sulla propria esistenza. Attorno a lei sono riuniti anche spiriti di un aldilà che è pronto ad accogliere il suo ultimo respiro.

Proprio legato alla presenza di queste misteriose figure in nero è il centro della nuova versione (cui noi abbiamo assistito in una "prova aperta" presso la sede del Workcenter). Il ruolo degli spiriti è infatti notevolmente cresciuto rispetto alle precedenti edizioni. La loro presenza segue le vite dei protagonisti in maniera attiva in tutte le loro fasi costituendo una relazione strettissima tra la dimensione terrena e quella spirituale, creando un corrispettivo scenico a certi passi presi dai taoisti cinesi che costituiscono la base drammaturgica.

Sicuramente One breath left costituisce quella che già al suo primo debutto chi scrive definì come una nuova frontiera del teatro, ma è anche per il pubblico una possibilità preziosa per confrontarsi con una ricerca operata ad un livello di profondità assolutamente inusuale, che impressiona fortemente non solo dal punto di vista tecnico, per cui credo non sia possibile ad oggi alcun paragone a livello internazionale, ma anche evocativo di quelle che sono le tracce di una tradizione che unisce gli archetipi fondamentali dell'uomo.


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -