Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Antoine Antoine, a Como: quest'Italia e questi italiani    
Mariano Dammacco restituisce al teatro il suo ruolo di assemblea.
Como, Retroscena Teatro. Venerdì 28 febbraio.
     
di Gian Maria Tosatti      

COMO - Antoine Antoine, viaggio analogico attraverso il Piccolo Principe di Saint-Exupery s'è rivelata in questi mesi una delle scritture più affilate e spietate nel tagliare la sagoma di quest'Italia e di questi italiani. Una esplorazione metaforica che porta il pubblico tra le strade più buie, le contrade sotterranee di uno dei romanzi simbolo di quest'ordine socio-morale, una spedizione speleologica tra i canali venosi, la linea negativa di un opera fortemente legata alle malattie dell'uomo contemporaneo è quella che Mariano Dammacco, attore-autore tra i più brillanti delle ultimissime generazioni, porta in scena come una sorta di lunga oratoria sulla consapevolezza dei tempi.

Recuperando al teatro l'antica dimensione di assemblea consapevole questo testo dalla struttura calcolatissima in una combinazione rigorosa di contrappunti ritmici e tonali si rivela un viaggio teatrale di estrema finezza drammaturgica, che ha tra i suoi tanti meriti quella di riuscire concretamente a stimolare nello spettatore un disagio ed una fame di domande legate all'uomo e alla sua dignità.

Tema centrale è la dimenticanza e la fuga dalle proprie responsabilità individuali.

Frammenti fortemente ironici fanno da volano a passaggi spietati che riflettono lo stato delle coscienze in un popolo in equilibrio tra l'incapacità a riconoscere qualsiasi sistema di valori e la necessità di trovarne uno. Per informazioni: www.teatroretroscena.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -