Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Nazionale

Teatro tra consapevolezza e responsabilità.    
L'Archimandrita di Felici e Riggi porta in scena l'attuale ruolo del teatro con la parabola di Caligola.
Roma, Teatro Furio Camillo. Dal 4 al 9 febbraio
     
di Gian Maria Tosatti      

L'errore di tutta quella gente è di non credere abbastanza nel teatro
(A. Camus)

ROMA - Passeggiando come un pellegrino sul dorso delle città, salendo sui costoni delle loro volte, ricorre spesso nei pensieri di chi scrive un vecchio verso di Pier Paolo Pasolini. "L'ora è confusa, e noi come perduti la viviamo".

La realtà delle odierne contrade tracciano queste parole, che oggi sembrano quasi ottimiste nel voler non vedere una matrice di male o le prove di una schiacciante responsabilità sull'odierno vituperio della libertà negli occhi degli infelici, che forse tali non sono più, spersi nella velocità delle tangenziali e nelle attese alle fermate dell'Atac. Ma nei teatri questa deriva diventa, impeto, motivazione, diventa impegno, artistico e civile, monito e movimento sovversivo alla ricerca di un contatto, di una carica che faccia ardere l'edificio dell'indifferenza.

Cresce di questi tempi la voglia di un teatro d'intervento, si forma la consapevolezza di un ruolo che gli artisti non possono più ignorare. Le platee tornano alla loro identità d'assemblea e sulla scena l'oratoria dei classici e dei contemporanei diventa dialogo, principio di dialettica.

Con questo intento, dopo il grande e generoso impegno dedicato alla creazione di un luogo d'espressione per le realtà contemporanee (le uniche che dimostrino di sentire il peso di questo momento e di volerlo trasformare in azione), oggi "finalmente" riconosciuto dal Comune di Roma, Andrea Felici (alla regia) e Gianluca Riggi (in scena), direttori del Furio Camillo, tornano a concepire insieme un'opera che si inserisce appieno in questo clima.

Caligola di Albert Camus, scritto all'indomani del Secondo Conflitto Mondiale diventa allora la possibilità di entrare come interlocutori diretti nel dibattito sullo stato odierno delle cose.

"È impossibile ignorare - dicono i due artisti - la componente teatrale e meta-teatrale del Caligola di Camus. Come cerchi concentrici che a mano a mano si espandono il fulcro meta-teatrale si dilata fino ad abbracciare il cerchio sociale, poi quello civile e ancora quello esistenziale.

Indagare i limiti del teatro oggi vuol dire indagare i limiti che l'uomo d'oggi si pone o che a lui sono imposti.

Una società che opprime produce un teatro che opprime.

Mescolare le carte della comunicazione teatrale, per un rinnovato senso civile, vuol dire in primo luogo abbassare i muri e le difese della Cultura e assumersene il rischio. Un rischio da condividere insieme, attori e spettatori".

Per informazioni: [email protected]

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -