Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Il valore della condivisione    
L'Altro Festival diventa a Milano un'occasione consueta per l'incontro artistico e umano delle culture.
Milano, Teatro Greco. Fino al 14 febbraio.
     
di Gian Maria Tosatti      

Fino al 14 febbraio si svolge al Teatro Greco un appuntamento giunto alla sua quinta edizione. L'altro festival, rassegna delle migrazioni, è uno sguardo sul teatro come testimone di culture e di attualità culturali nei Paesi extraeuropei.

Un vero e proprio festival pensato per una città dalla comunità multietnica che cerca di ridefinire la propria identità non sulle basi del pregiudizio, ma della condivisione dei patrimoni artistici e umani dei popoli. Due settimane per proporre un viaggio negli ampi territori dell'Africa, dell'Europa Orientale che copre migliaia di chilometri riuscendo a fuggire la superficialità di un'ampia panoramica volendo spingersi nel centro delle singole realtà grazie ad un programma assai articolato.

Una sezione dedicata alla messa in scena di opere teatrali è la spina dorsale attorno a cui si snodano molteplici iniziative di valore autonomo.

Fittissimo il cartellone dunque, che ha visto l'apertura ad opera del gruppo torniese Almateatro con Tuttocompreso, uno spettacolo sul "turismo globalizzato" e le illusorie trasformazioni che esso compie per "abbellire" territori che fuori dalle oasi alberghiere si scontrano con i problemi della povertà. Lunedì 3 è stato il turno di Miloud Oukili, il clown franco-algerino che porta sulla scena il suo lavoro con e per i ragazzi delle strade di Bucarest, nello spettacolo di forte impatto che vedrà tutti loro protagonisti in Un naso rosso contro l'indifferenza. Martedì 4 Teatro Officina di Milano ha proposto invece una riflessione sui diritti spesso ignorati degli immigrati con Parole fuori luogo. Mercoledì 5 il Centro Interculturale Ricerche Linguaggi Teatrali Koron Tlé di Morfasso (PC) ha presentato Sabounyouma, recital di canti, danze, racconti e percussioni dall'Africa. Abderraim El-Hadiri, giovedì 6, è stato il narratore per Giamur che raccontava storie, viaggio esistenziale di un Nord Africano, messo in scena dalla Cooperativa Teatro Laboratorio di Brescia. Dal Camerun venerdì 7 il gruppo Bena Zingui per mettere in scena l'orfica Epopea di Angon Mana. Faleminderi Shukran di Mascherenere, diretto dal Leonardo Gazzola (anche direttore del festival) ha chiuso la prima settimana, domenica 9, con una riflessione sull'immagine dell'Italia come meta per le migrazioni marocchine e albanesi.

Su queste linee si snoda anche il cartellone di questa settimana, che vedrà protagonisti i milanesi Servi di Scena e la Madrugada con Chi batte il manducuman per me?, opera sulla transizione tra potere coloniale e indipendenza ad Haiti (10-11 febbraio). Li seguirà il gruppo romano Palcoscenico d'Africa con il futuristico Logic (mercoledì 12) e poi l'Hidden Theatre di Annet Henneman, gruppo che da anni svolge un'intensa attività di sensibilizzazione e denuncia sociale nei territori del disagio, con Dinieghi costruito assieme ai rifugiati in Italia di molti Paesi (giovedì 13). Chiude, venerdì 14, Mascherenere con Di mendicanti, uno spettacolo che s'addentra negli scontri di senso tra potere e cultura.

Tra le iniziative collaterali sono previsti laboratori di danza e djembés, un seminario sull'Epica dei popoli beti, cinque mostre e un programma di per le scuole, a testimoniare la complessità di uno sforzo organizzativo di grande impegno e utilità prodotto da Coopi (Cooperativa Internazionale).

Per informazioni: 02-6692456 oppure 02-3085057

Tutti gli spettacoli - sul sito di Coopi.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -