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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Spazi labili |
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Istallazioni tra spazi virtuali e reali per Space is still the place.
Bologna, Tpo. Fino al 2 febbraio. |
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di Gian Maria Tosatti
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BOLOGNA - In occasione di Arte Fiera a Bologna il Tpo (Teatro Polivalente Occupato), una delle strutture rimaste più vitali nel deturpato panorama Bolognese, si trasforma, questa settimana, in un grande organismo al cui interno istallazioni di artisti contemporanei entreranno direttamente in contatto con i suggestivi spazi della struttura. Il progetto, curato da Marco Altavilla e Anna de Manincor, porta il titolo indicativo di "Space is still the place" e cerca di creare una relazione endemica tra le forme artistiche che attraverso lo spazio si intrecciano in un flusso sensoriale unico per il visitatore. Installazioni video e sonore sono allora strumenti che plasmano le dimensioni dello spazio fisico e mentale.
Sono diversi i lavori previsti che coinvolgeranno un numero considerevole di artisti provenienti da diverse discipline ad esprimere le proprie urgenze. "Non voglio fare figli per questo Paese" è la frase che pronunciano a ripetizione i protagonisti di un improbabile casting nella videoistallazione Stop Kidding di Anna de Manincor. In simbiosi tra spazio reale e spazio immaginario si sviluppano Surplace#1 (installazione video-sonora) di Sandrine Nicoletta e Patricia y Antonio Rossella Biscotti che presenta due figure umane e immobili come sculture nella loro abitazione. Particolarmente curata sarà la ricerca sul suono. Il giovane veneziano (e.g.ø) darà vita a Resonating Mary, una scultura sonora dedicata a Mary Hansen (vocalist degli Stereolab) scomparsa recentemente. Massimo Carozzi esplora il meccanismo dei loop. Tra grafica e animazione digitale low-tech è il lavoro dei Tu 'm, mentre i bolognesi Pol y Ana daranno vita ad una vera e propria performance-istallazione dal titolo Elettromagnetica, dove gli spazi del Tpo permetteranno lo svolgersi e l'intrecciarsi di storie e personaggi immaginari, coinvolgendo direttamente il pubblico attraverso l'uso di telefoni cellulari. Ancora Vincenzo Bonaffini e Marco Samorè daranno vita a due ulteriori capitoli delle loro rispettive ricerche.
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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