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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Dalla scena alla sala |
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Nunzio e Due amici tra tournée internazionali e cinema. |
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di Gian Maria Tosatti
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Questa settimana ci permettiamo di presentare una sorta di eccezione per la sezione critica. Ci riferiamo a Nunzio di Spiro Scimone, che nel 1994 debuttò in teatro con la regia di Carlo Cecchi iniziando al grande successo le carriere artistiche del suo autore attore e di Francesco Sfarmeli, suo compagno inseparabile sulla scena. Dopo tre successi europei (oltre a Nunzio, Bar e La festa) e un considerevole numero di premi, la coppia approda a Venezia e con Due amici, riduzione, o se si vuole trasformazione di Nunzio, si aggiudica il premio come "Migliore opera prima" alla Settimana della Critica. |
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La storia dunque si ripete, ma in fondo solo quella. Cambiano infinitamente infatti rapporti poetici tra i simboli che avevano costruito lo spazio sensibile degli asprissimi contrasti teatrali e le aperture di questi nella pellicola, che si spoglia della ferocia della situazione chiusa e si arricchisce di nuovi spunti Beckettiani, di ambienti esterni che danno alla cucina in cui si svolgeva ad un ritmo serratissimo la pièce teatrale, un respiro più ampio, ma forse più innocuo, e un finale completamente nuovo.
A curare l'ottima regia, capace di tradurre in canale d'immagini i movimenti linguistici del testo originale e di farsi portatrice dei messaggi sottili da esso prodotti, sono gli stessi protagonisti, Scimone e Sframeli, autori di una prova d'attore di grandissimo spessore e assai rara per il grande schermo.
Accanto a loro un cast di valore proveniente dalla scena teatrale, da Teresa Saponangelo a Gianfelice Imparato ad Armando Pugliese. La pellicola è prodotta dai fratelli Tornatore.
Ne nasce un lavoro di valore che il pubblico commenta con entusiasmo e che può lasciare un po' di nostalgia per la pièce teatrale solo in chi ne è stato spettatore. C'è il rammarico di qualche scena omessa o la perplessità sul flusso ritmico che tra i frammenti dello spettacolo utilizzati e le aggiunte in sede di sceneggiatura sfrutta dinamiche diverse e che forse non sempre collimano. Ma tra la versione cinematografica e quella teatrale c'è troppa differenza. Nunzio era un'opera sul buio e sul bisogno intimo di dimenticarlo, di arrivare, nascosti nella propria tana, ad un momento di tregua col presente di vite portate avanti con i denti, per tirare il fiato tra menzogne facevano sbranare a vicenda, con lucida crudeltà, i protagonisti, come lupi che attendono d'esser a loro volta sbranati dall'inverno. Due amici è invece un'opera sulla luce, sulla salvezza e la dissolvenza, e al limite sul riscatto. E dunque va preso come opera a sé, derivata forse da Nunzio, ma da essa, nei suoi più profondi movimenti di senso e significato, a volte, diametralmente opposta. Ma come nella pièce, la pellicola ha forse proprio nel ritmo il suo maggior pregio. Senza intervallo il film vola sparato per un'ora e mezza senza che il pubblico abbia il tempo di respirare, essendo capace di dire in maniera compiuta ed articolata "la sua cosa".
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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