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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Tra la pagina e il lettore |
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Ha debuttato a Bologna, per il Tis Festival, Cappuccetto Rosso di Lenz Rifrazioni, terza tappa del Progetto Grimm.
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di Gian Maria Tosatti
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"C'è un significato più profondo
nelle fiabe che mi furono narrate
nella mia infanzia che nella verità
qual è insegnata dalla vita."
F. Schiller
Con il debutto di Cappuccetto Rosso, presentato in prima assoluta al Tis Festival, continua il percorso di Lenz attraverso le fiabe. Dopo Biancaneve e Cenerentola, di cui ci siamo occupati nei mesi scorsi (vedi critica in archivio), Francesco Pititto firma la terza tappa del ciclo dedicato ai Grimm, in attesa di un Pollicino, che in queste settimane fa capolino al festival Natura dèi Teatri in forma di studi.
Quello che poteva in principio sembrare come una conseguenza collaterale alle indagini poetiche della compagnia si sta dimostrando, invece, come un canale privilegiato, un'arteria-scorciatoia tra le intelligenze del gruppo e il centro oscuro della propria gravitazione.
La stretta sinergia tra la favola popolare e la compagnia parmigiana sta forse nella meccanica ontologica della prima, in grado di trasformare immediatamente il proprio tessuto letterario in selva immaginifica come fosse un elemento immediatamente solubile a contatto con la percezione umana. Nella fiaba sembra dunque essere originaria la natura di Lenz a tradurre in immagini psichiche i propri attriti consumati tra le pagine di autori come Holderlin o Goethe.
Ecco che si apre allora il sipario su questo terzo capitolo di una tetralogia ancora incompiuta (e dunque ancora in piena fase di ricerca).
Il palcoscenico si conferma come il luogo in cui prendono forma le ombre e i riflessi generati dal passaggio delle informazioni letterarie nel tessuto sensibile del raccontatore (in questo casi dei raccontatori).
Qui però tutto avviene con una speciale naturalezza, come se la compagnia non costruisse un "teatro" di forze agenti nello spazio, ma liberasse quelle forze dalla pagina e invece di dominarle si impegnasse a seguirle, a inseguirle nelle loro impennate e nei vuoti di respiro.
Dunque i luoghi appaiono/scompaiono, personaggi e oggetti si colorano e svaniscono caricandosi dei propri conflitti archetipi.
Epurata, questa come le altre fiabe, dai propri riferimenti sociologici la vicenda della ragazzina diretta alla casa della nonna si configura come un'esperienza puramente psichica, incentrata sul proprio conflitto originario, tutto basato sul rapporto intimo ed incontrollato tra l'adolescente e i propri turbamenti sensuali. Attingendo alle più antiche fonti di questo racconto (l'immagine della ragazzina dai capelli rossi in mezzo ad un branco di lupi è addirittura del Decimo Secolo) viene restituita allora una protagonista assalita dalle proprie contraddizioni e dal piacere della propria ferita. E' dunque il rosso, come colore attraente a dominare gli scenari cromatici realizzati da Maria Federica Maestri, che nel loro darsi e sottrarsi sembrano accordarsi con l'inconstante stato di coscienza sessuale proprio della pre-adolescenza.
Una visione posta un po' più in là nella normale dialettica testo-lettore, una stazione intermedia tra la pagina e la percezione individuale. Con maggior precisione rispetto alle tappe precedenti qui Lenz rompe il guscio dell'esperienza solitaria della lettura, il teatro morde la giugulare della fiaba e ne fa un banchetto selvaggio particolarmente affascinante.
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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