Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Occasioni balneari per una formazione del pubblico  
Il Teatro delle Apparizioni presenta in sordina un progetto che rivela uno spunto interessante.      
di Gian Maria Tosatti      

ROMA - Spesso nei lavori marginali di una compagnia, quelli che si realizzano un po' in sordina, magari per un'esigenza tutta interna alla compagnia, quelli per cui non si chiama la critica, si nascondono le tracce di percorsi che varrebbe la pena sviluppare più a fondo. Così è anche per il giovane Teatro delle Apparizioni, che da alcuni anni sta cercando una propria linea di ricerca nel complesso scenario della capitale. In agosto il gruppo diretto da Fabrizio Pallara ha presentato nel teatro di Villa Lazzaroni un'opera in minore con cui fare il punto sulle acquisizioni dei performers nello specifico della sensorialità fisica e sulle potenzialità narrative del tessuto sonoro, al quale, da sempre, lavora Valerio Vigliar. Ne è uscito un lavoro ibrido per scelta, che se da una parte mostra chiaramente i limiti di un non-spettacolo, dall'altra rivela alcune qualità. La semplicissima, quasi "tecnica", drammaturgia introduce lo spettatore alle basi del linguaggio sensoriale, lo conduce attraverso gli stati della diffidenza inizale, dell'abbandono, fino a farlo danzare, portato dall'udito, dall'olfatto, dal tatto.

In sintesi più che di uno spettacolo per questo Danza con me si può parlare di un "laboratorio per spettatori".

Quello che infatti sembra essere il nucleo di questa performance è il lavoro sui limiti che gli spettatori sono portati ad infrangere quando prendono parte ad uno spettacolo che gli richieda un ruolo attivo sul piano fisico.

Questa esperienza, svincolata da una logica narrativa, presentata in un agosto romano particolarmente addormentato ha dunque proposto uno spunto di riflessione sulle esperienze laboratoriali rivolte allo spettatore, cui spesso la mancanza di strumenti preclude la possibilità di stabilire un contatto funzionale con il teatro.

In questa direzione, un po' involontaria, la compagnia di Pallara potrebbe trovare le motivazioni per approfondire il processo di lavoro di Danza con me chiarendone le intenzioni in un'occasione programmaticamente legata al concetto tanto discusso di formazione del pubblico.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -