Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Cuntare una partita  
Rileggere la tradizione è il comandamento di Davide Enia nel suo ormai celebre Italia-Brasile 3-2.      
di Gian Maria Tosatti      

POLVERIGI (AN) - Cronaca di un interno familiare in situazione di cataclisma nazionale. La partita Italia Brasile ai mondiali dell'82. Risultato finale 3 a 2. Insperato. L'Italia vincerà quei campionati. Pertini esulterà e Martellini ripeterà tre volte "Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!"

Davide Enia ci racconta una storia che non sembra vera. L'Italia di Bearzot in vetta alla piramide internazionale del calcio con le magie di Paolo Rossi. E ce la racconta così bene che viene da fare un paragone un po' sbilenco e un po' blasfemo (ma mica tanto) con il calcio raccontato da quel poeta della "calda vita" che era Umberto Saba. E calda è la Palermo di Enia nell'estate di quei campionati con quarantacinque gradi all'ombra e la nebbia nel cervello. E il paragone regge proprio per il rigore con cui l'altissimo triestino e il giovanissimo siciliano trasgrediscono il proprio racconto senza farci mai perdere la spinta che ci proietta attraverso di esso.

Non ci spostiamo da quella televisione fissa su Raidue. Seguiamo l'epica dell'incontro che Enia recupera scrupolosamente dai "cunti" tradizionali fino al fischio dell'arbitro, all'urlo di Martellini. Non ci spostiamo, eppure il racconto si slarga, si scinde e ricompone per farci sbirciare frammenti di storie parallele, l'infanzia di Garrincha, i titoli della Gazzetta, digressioni che il narratore riesce ad integrare con grande precisione ritmica negli allunghi strutturali dello spettacolo senza farle diventare appendici morte e cancerose.

Senza giri di parole la qualità di questo spettacolo è che dal primo al '90 minuto racconta l'incontro Italia - Brasile senza sterzate insensate, senza pretestuosità, senza distrazioni o eccessivi compiacimenti. A volte paga il prezzo della gioventù al suo autore, ma nel complesso pare assai matura la logica che regge questo lavoro dai registri organicamente diversificati. E' chiaro il rapporto che ha e vuole avere con il suo pubblico, che riconosce e applaude il talento di un artista che fa forza sulla propria disciplina.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -