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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Dall’Africa |
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Afrique mon afrique, una rassegna dedicata alle voci d’oltremare. |
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Prato, Teatro Fabbricone. Dal 5 al 25 marzo.
di Redazione Teatro.
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C’è anche l’Africa. A volte verrebbe da dire. E l’Africa è anche in Italia. Non ci sono mica solo gli africani.
Il Metastasio, Stabile della Toscana, dedica all’Africa una rassegna. Afrique mon afrique. Un excursus sociale e artistico nella scena senegalese (una delle comunità più numerose nel nostro Paese).
Cinque compagnie coinvolte con una apertura di Massimo Luconi. A coronamento una serie di attività collaterali per approfondire, perdersi, spaziare.
Un evento che non si dovrebbe perdere per ridurre la distanza che a volte fa sembrare il Mediterraneo un oceano.
Teatro Fabbricone, Dal 7 all’8 marzo.
Ostie nere. Omaggio a Senghor e alla poesia africana
Musiche originali eseguite da: Papi Thiam (canto e percussioni), Dialy Mady Cissoko (kora, percussioni, canto), Mirio Cosottini (tromba), Mirko Guerrini (sax) e la partecipazione speciale di PaoloFresu
installazione di Moussa Traorè
voce Fernando Maraghini
regia a cura di Massimo Luconi
Attraverso la musica e con la parola poetica di Senghor, Diop, Cesaire e altri poeti africani si entra nel mondo della negritudine, delle tradizioni ancestrali ma anche nei fermenti e nelle speranze deluse del grande continente africano. Un’Africa poetica e forte, colta e raffinata, diversa da quella streotipata del folklore o dei drammi cui è abituato il nostro immaginario
Teatro Fabbricone, dal 12 al 14 marzo
Allah n’est pas obligé
Compagnia Bou-Saana. Dal romanzo di Ahmadou Kourouma
Con un affascinante stile narrativo che sfrutta al meglio le capacità narrative dei giovani interpreti e la struttura del teatro tradizionale africano, lo spettacolo denuncia la realtà dei bambini-soldato con intelligenza e ironia.
Teatro Fabbrichino, dal 12 al 14 marzo.
Xalaat
coreografia e interpretazione Fatou Cissé
Nata nel 1974 a Dakar e figlia d’arte, Fatou riesce a fondere, con raffinatezza e energia, alcuni gesti espressivi propri della danza tradizionale con la danza contemporanea. Un intenso solo di danza della durata di 25 minuti
Teatro Fabbrichino, 20 marzo.
Africa racconta
con Modou Gueye, Babacar Ndyaye (percussioni)
I racconti africani si intersecano nel gioco di parole, azioni e suoni tra artisti e pubblico come nel cerchio sulla piazza del villaggio o durante le veglie invernali Galline magiche, lepri astute, lo sciocco del villaggio che forse non è così sciocco, come un uomo bianco impara a vivere con i popoli della foresta e tanti altri racconti... alcuni magici, altri tratti dalla vita quotidiana in Senegal...
Teatro Fabbricone, dal 18 al 19 marzo
L’esilio di Cheikh Ahmadou Bamba
Concerto di Musa Dieng Kala (voce)
con Pape Abdoul Karim Diouf (percussioni e voce), El Hadji
Fall Doiuf (percussioni e voce), Idrissa Cissokho (kora),
Abdoulaye Morike Kone (chitarra acustica)
Musa Dieng Kala è uno straordinario cantante senegalese della tradizione mistica musicale islamica e in particolare Sufi. I suoi concerti sono ispirati ai poemi di Cheikh Ahmadou Bamba, padre spirituale del muridismo, la pricipale confraternita musulmana del Senegal fondata sui principi di fratellanza e di operosità.
Teatro Fabbrichino, dal 19 marzo al 20 marzo.
Madame Marguerite
di Roberto Athayde.
con Marieme Faye
Un monologo tragicomico che mette in evidenza la bravura di Marieme Faye, attrice senegalese di grande temperamento, capace di reinterpretare la cultura teatrale francofona con grande autonomia espressiva. Una maestra in classe, di fronte ai suoi allievi, rivela con sapienti tempi comici le proprie isterie, frustrazioni e piccole perversioni.
Per informazioni: www.metastasio.it
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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