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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Nota di chiusura
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LifeGate Teatro chiude. Tra un mese esatto, il 28 marzo l’ultimo numero.
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di Gian Maria Tosatti
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E’ difficile dare l’annuncio di una chiusura. Specialmente se il progetto che dobbiamo abbandonare si è dimostrato in questi due anni e mezzo di attività vincente e necessario.
LifeGate Teatro, prima di essere una buona rivista, a detta dei suoi lettori, è stato l’unico settimanale dedicato a teatro e danza in questi anni (alcuni hanno arrancato e chiuso prima di noi).
Forse il motivo che ci ha spinti a continuare è stato il taglio differente che abbiamo dato a questa rivista. Il nostro obiettivo non è stato mai quello di fare semplice informazione. Per noi era fondamentale cambiare il modo di fare giornalismo culturale. Era necessario in ragione dei cambiamenti della società e del pubblico teatrale.
Oggi per ricominciare un dialogo sulle arti performative non è sufficiente documentare gli accadimenti settimanali o i debutti. Bisogna reimpostare il discorso. Capire esattamente cosa si sta facendo.
LifeGate Teatro non aveva la pretesa di fare tutto questo. La sua missione è stata la seguente: creare una rivista per il teatro italiano, ovvero un luogo in cui si incontrassero e dialogassero le opinioni di artisti e critici. Un luogo in cui prendere sul serio la riflessione sulla creazione artistica. Il pubblico dei lettori avrebbe dovuto inserirsi in questo dialogo in maniera trasversale, quasi spiandolo.
In due anni e mezzo di lavoro abbiamo destrutturato molto e costruito qualcosa. Credo che a tratti siamo riusciti nella nostra impresa.
Gli amici artisti cui la notizia è arrivata prima che l’annuncio fosse ufficiale, con l’uscita di questo numero, hanno reagito con un silenzio. Come se fosse successo qualcosa a loro, direttamente.
E’ successo con tutti. Ho pensato che allora bisognava impegnarsi a che il progetto non si esaurisse. E che si dovesse fondare una nuova rivista che rilanciasse la scommessa di farsi piattaforma di dialogo per la nostra scena contemporanea.
La notizia è che ci stiamo lavorando seriamente, mentre ognuno di noi torna provvisoriamente nei vecchi ranghi. (Personalmente ho ricominciato ad occuparmi di Teatro per il quotidiano Il Tempo).
Tuttavia salutare i lettori non significa solo dargli appuntamento per un nuovo progetto.
Ad un certo punto salutare vuol dire ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini, che hanno attraversato questa rivista, l’hanno letta, l’hanno sostenuta. Quelli che sono venuti da noi e quelli che siamo andati a prendere in giro per l’Europa.
Allora devo citare gli amici che hanno realizzato con me il progetto Materiali per un Teatro futuro, diventato poi un libro grazie all’impegno di Maximilian La Monica e della sua Editoria & Spettacolo, a cominciare da Goffredo Fofi, Silvia Fanti, Mariangela Gualtieri, Massimo Paganelli, Franco D’Ippolito, Roberto Castello, Marco Martinelli, Virgilio Sieni, Vincent Longuemare e Giorgio Rossi.
E poi altri che hanno scritto o ci hanno scritto.
E ancora gli infiniti rinvii di Pippo Del Bono, assieme al quale ho realizzato uno dei numeri storici della rivista, i tempi rubati a Romeo Castellucci nei posti più disparati della Terra, lo slancio di Marco Martinelli, le righe preziose, una per una, di Mariangela Gualtieri, l’impetuosa ironia di Cesare Ronconi, l’insostituibile fiducia di Stefano Pasquini, Paola Berselli e Claudio Ponzana, la sincerità di Ascanio Celestini, il cellulare agonizzante di Silvia Rampelli, gli appunti tecnici di Michele Di Stefano e di MK che non ho fatto in tempo a pubblicare, il preziosissimo materiale teorico di Vincent Longuemare che forse ho conservato troppo a lungo e che volevo fosse lo starter di un nuovo progetto a puntate, e poi i ragazzi di Allegorie, che hanno capito quello che stavamo facendo, e la disponibilità ostinata di Eugenio Sideri, le apparizioni di Roberto Corradino, la divertente genialità di Virginio Liberti e Annalisa Bianco, la competenza di Lorenzo Donati, la benedetta follia di Massimo Paganelli, l’intelligenza critica di Maria Federica Maestri che mi dette lo spunto per un progetto bellissimo di teatro in radio che non si è potuto poi realizzare, e poi Marzia Maestri e Noemi Quarantelli, le menti organizzative con cui mi sono divertito e mi divertirò ancora a immaginare progetti, e Carla Pollastrelli che ha sulla sua scrivania un articolo mio di anni e anni fa, e ancora Mario Martone che l’ultima sera come direttore del Teatro di Roma, alla Locanda Atlantide di San Lorenzo mi disse: “A Gianmarì, se chiude ‘na porta, s’arap’ ‘n portone” – e spero che l’augurio valga anche per me e la rivista. Devo citare ancora Sergio Marra, l’antico invito a prendermi sul serio che mi fece Ermanna Montanari, una delle sante del mio altarino assieme a Mariangela. E poi l’affetto di Barbara Boninsegna e Virginia Sommadossi con tutto lo staff di Dro, da cui abbiamo provato a mandare segnali di Teatro, e l’aria pulita di Armunia, con Fabio, la Betty e Paolo Bruni. La pazienza del mio gruppo di lavoro, Hôtel de la Lune devo ringraziarla davvero. E per i critici italiani solo Attilio Scarpellini che è stato curioso fino in fondo e appassionato e forse anche per questo a un certo punto ha smesso. Ma in un prossimo progetto lo vorrò accanto a tutti i costi… dovessi pure andarlo a rapire. E poi davvero a tutti quelli che ci hanno letto che sono tantissimi e che mi hanno telefonato il martedì e non abbiamo preso una sola critica (anzi una sì, ma da uno stupido conclamato, che mi ha anche fatto ridere e vale la pena ricordarlo) in due anni e mezzo. Alla fine… mi devo ricordare anche Carmelo Bene, che è stato un nume tutelare durante tutta l’esperienza. E che aveva il coraggio di tagliare corto a un certo punto con gli imbeccilli. Grazie per l’insegnamento.
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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