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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Gli impegni di un ente con le mani legate. |
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Intervista a Domenico Galdieri, presidente dell’Eti. |
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di Gian Maria Tosatti
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L’Ente Teatrale Italiano ha diramato un comunicato secondo cui, in base ad una delibera del Consiglio d’Amministrazione, i teatri gestiti dall’ente (a Roma sono Valle e Quirino) possono esser affittati per comizi politici pagando un canone di € 1.500.
Un ennesimo inciampo destinato a riaccendere le polemiche sul ruolo istituzionale della struttura.
Ma la storia del caso è interessante, perché l’ambiguo annuncio del CdA segue, di fatto, la proposta avanzata dal candidato ulivista Piero Marrazzo, di presentare al Valle, il 5 marzo, il proprio programma elettorale per le regionali.
L’accettazione di tale richiesta da parte dell’Eti pare aver innescato la necessità di anticipare le critiche politiche affermando (tramite comunicato) che le sale sono a disposizione di chiunque voglia affittarle. Ma il risultato è l’ennesima commedia degli equivoci, perché il problema che si pone, e che abbiamo posto al presidente Domenico Galdieri, è effettivamente un altro. Cioè per quale ragione un ente pubblico dovrebbe ricevere compensi da privati per attività che nulla hanno a che fare con la missione culturale per cui è finanziato?
La prenda come una provocazione. Oggi la politica deve occuparsi di più di cultura. Il nostro è un modo per mettere in evidenza il problema.
Mi perdonerà se la forza della sua argomentazione non riesce a persuadermi del tutto, ma visto che lei e il CdA sarete in carica solo per altri 15 giorni, forse le piacerà con me azzardare un bilancio di questo corso Eti. Alla vostra gestione si imputa la latitanza col sistema teatrale, la soppressione di attività come la promozione e il sostengo alle aree disagiate, la cessazione delle Giornate Italo-francesi, di un cartellone a Roma dedicato al teatro contemporaneo, dei Percorsi Internazionali (assenti in stagione ‘04/’05), ecc…
Queste attività non sono soppresse. Essendo un ente pubblico, l’Eti, per certi versi, ha le mani legate. Da una parte per poter svolgere attività ordinaria si deve attendere l’erogazione statale, dall’altra, i progetti speciali dipendono dalla approvazione o meno da parte del Ministero.
Les Italiens, è stato un grande flop accettato…
Immaginavo che non avrebbe funzionato. Mi opposi ma il CdA lo propose e il ministero lo accettò.
Dietro il caso de Les Italiens c’è stata anche la rottura dei lunghi rapporti con l’Onda (l’Eti francese). Ad un certo punto avete smesso di rispondere alle loro lettere, perché?
Il problema è che quelle lettere non sono mai arrivate sul mio tavolo. Si sono fermate sulla scrivania della Signora (con ogni probabilità Galdieri allude all’ex direttore generale Angela Spocci). Quando l’ho saputo sono corso a Parigi per scusarmi e le prometto che nel 2005 avremo di nuovo le Giornate professionali Italo-francesi.
Allora depenno provvisoriamente le Giornate dalla lista nera, ma le altre voci?
Le garantisco che nel 2005 avremo a Roma una nuova “stagione di ricerca”, probabilmente, al Teatro Greco. Idem per il progetto dedicato alle aree disagiate del Sud. Tra gli altri progetti riavremo i Percorsi Internazionali. Sono attività approvate cui manca solo l’erogazione ministeriale, che avverrà tra marzo e aprile, permettendoci di compiere i definitivi stanziamenti economici.
Bene presidente, allora in base agli impegni presi mi consentirà di tornare a dicembre. Le farò, nel caso, le congratulazioni.
Intervista apparsa sul quotidiano Il Tempo (26-02-2005)
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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