Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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A (proposito di) Est  
Mercadante e tre: appunti dal curatore del progetto.      
di Roberta Carlotto      

Può sembrare fuori luogo, per un teatro così radicato a Napoli come il Mercadante, voler affrontare i temi della drammaturgia contemporanea con una rassegna di autori di quei paesi dell’est entrati l’anno scorso a far parte dell’Unione europea (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Slovenia, Ungheria). Tuttavia ci è sembrato utile aprire una finestra su un mondo in piena trasformazione, fortemente segnato da un rifiuto del recente passato dominato dall’Unione Sovietica, ma testimone, anche, di un malessere del presente. L’occasione è nata dal lungo viaggio che ha portato Giovanni Papotto a toccare a più riprese; questi paesi e che gli ha permesso di entrare in contatto con le istituzioni, i registi e soprattutto gli autori delle ultime generazioni, riscontrando una grande vitalità del teatro, che assolve ancora, a differenza di quanto avviene in Italia (esclusi pochi casi individuali), una funzione centrale nel dibattito delle idee.

Dopo una prima selezione, siamo arrivati alla lettura di una ventina di testi, tutti editi e spesso messi in scena nel proprio paese, ma anche già tradotti, soprattutto in tedesco e in inglese. Discutendo il progetto con Ninni Cutaia e con il comitato artistico del teatro Mercadante, abbiamo pensato di mettere a confronto questi testi e questi autori con alcuni registi della stessa generazione, nati e radicati nel sud d’Italia, da Napoli alla Sicilia. I mondi sono diversi per tradizione, storia e cultura, ma vi sono anche temi e linguaggi comuni, che svelano il disagio della loro come della nostra società. A seguito di una discussione sui testi avvenuta a Napoli nell’autunno 2004, i registi hanno scelto sei testi, a loro più affini per stile e contenuti: Lucia sul ghiaccio di Laura Sintija Cerniauskaite e Malish di Marius Ivaskevicius dalla Lituania, La notte di Helver di Ingmar Villqist e Buca di sabbia di Michal Walczak dalla Polonia, Riposa in pace di Jiri Pokornz dalla Repubblica Ceca e Géza di János Háy dall’Ungheria. Gli autori saranno presenti a Napoli durante il periodo delle prove e delle rappresentazioni. Il confronto quindi si potrà fare dal vivo, applicando un metodo, quello del lavoro comune tra autori e registi. Attraverso differenti soluzioni sceniche, i registi (Pappi Corsicato, Sebastiano Deva, Vincenzo Pirrotta, Francesco Saponaro, Pierpaolo Sepe e il gruppo cossiadiflorioveno) con i loro gruppi di attori e collaboratori presenteranno al pubblico i risultati di questo lavoro. La rassegna si concluderà con un seminario aperto coordinato da Roberto Canziani e Gianfranco Capitta, che avrà luogo alla presenza degli autori stranieri e dei registi, con la partecipazione di alcuni scrittori, drammaturghi, registi e organizzatori culturali che lavorano sulla drammaturgia contemporanea.

Un’ulteriore occasione di confronto sulla contemporaneità sarà rappresentata da una serie di incontri curati da Goffredo Fofi, al quale abbiamo chiesto di aiutarci a contestualizzare il lavoro oltre i confini politici dell’Unione allargata, grazie a una serie di conversazioni pubbliche con alcune fondamentali figure di riferimento per la comprensione di questi paesi: gli scrittori Natasha Radojcic e Svetlana Aleksievic; il critico d’arte Lóránd Hegyi, che lavorerà a Napoli a Palazzo Roccella; Serena Vitale con la sua straordinaria lettura della Russia e dell’Unione Sovietica; ed Edgar Reitz, il regista di Heimat, che presenterà a Napoli il terzo episodio della sua grande saga tedesca incentrata sulla caduta del muro di Berlino. Sono inoltre previsti alcuni momenti di riflessione sul teatro di regia polacco del secondo Novecento, con una giornata dedicata a Grotowski a cura di Carla Pollastrelli, e l’incontro di Mario Martone con i registi Krystian Lupa e Krzysztof Warlikowski.

Completa il progetto un’articolata rassegna di film e documentari, con particolare attenzione alla giovane filmografia ungherese – testimone attenta del disagio della recente transizione. Fuori da ogni regola della geografia, abbiamo cercato di presentare un panorama ricco di suggestioni e di contraddizioni, senza perdere di vista il nostro osservatorio privilegiato rappresentato dal teatro.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -