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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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“Mi concede un ultimo ballo?” |
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Dall’Archivio: Tra una delicata riflessione sulla morte e un’intima ritualità Zero spaccato di Leonardo Capuano. |
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Milano, Crt Salone. Dal 1 al 6 gennaio.
di Gian Maria Tosatti
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Io non lo so come si lava un morto. Probabilmente non come penso, ma immagino che se in una grande stanza fredda…. Se in una stanza con la luce dei vespri riflessa sulle mattonelle…. lo si immergesse in una grande vasca, lentamente, come un respiro postumo, bollicine, minuscole, d’ossigeno si libererebbero dalle pieghe della pelle per venire a galla. Ecco. Zero spaccato, di Leonardo Capuano, è esattamente in questa naturale ascensione. Ma è anche l’unto che resterebbe sulle pareti della vasca una volta svuotata, una volta che il corpo fosse stato portato via.
Non c’è una storia in Zero spaccato, perché manca il soggetto, è morto. E’ il dato di partenza. E’ l’assunto di base. Zero spaccato è il movimento della memoria nel suo disperdersi, nel suo sciogliersi nell’aria una volta privata delle proprie stanze corporee.
Così la linea drammaturgica sarà costretta a negare un vero principio organizzativo. Ma ritornati o ritornanti progressivamente ad una autonomia originaria, quei ricordi, li si vedrà quasi disciplinati in una danza a sei passi. Una drammaturgia, dunque, che si sottrae ad una pianalità narrativa, e che pure si struttura su una ritmica precisa e curata nei suoi scarti minimi, ad evocare il dinamismo di una dispersione.
Ad attraversare questa ascensione di ossigeno, di ossigeno, in fondo, come simbolo della vita, così densa da farci intravedere contorni, sentire voci, sono immagini quasi svincolate da ogni nesso relazionale. Uomini e donne di cui non potremmo mai conoscere nulla, immagini registrate quasi con la coda dell’occhio, ma rimaste somaticamente imprigionate in una memoria in disarmo. Sono passaggi incrociati da tempi diversi, luoghi lontani, mai riconoscibili. Sono echi che rimbalzano uno contro l’altro, si scontrano e si caricano.
Ma il soggetto di questo lavoro non è specificato ed allora sembra lecito identificarlo nel suo autore, vivo e giovane (a dispetto della capigliatura brizzolata). Tuttavia la direzione resta la stessa. Capuano si confronta qui con l’esigenza di un’apnea amniotica nelle proprie reiterazioni, nei virus ossessivi della propria esposizione al reale, nella necessità di debellare quella spamming-memory, esorcizzarla, liberarsene dandosi per morto e ripetere quel respiro postumo che scarica il potenziale elettrostatico accumulato nelle giornate rapide a fischiare ad un pelo dalle nostre teste. Zero spaccato è così il funerale che si fa a sé stessi, alle zavorre della propria esistenza, l’azione che testimonia di poter ancora riazzerare la propria compromissione.
Per informazioni: www.teatrocrt.it
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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