Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Emergency entrance  
Tutto esaurito con giorni di anticipo per l'intelligente rassegna dedicata dal Kismet al teatro del presente.      
di Gian Maria Tosatti      

BARI - Una finestra sull'inatteso, sull'emergente, sull'emergenza. Una porta di sicurezza per entrare. "Emergency entrance". Vado dentro a prendere una boccata d'aria. Oggi non prendo la pasticca. Sfide Personali è il piccolo festival che il Kismet OperA di Bari, all'interno della sua stagione dedica alle possibilità inattese, alla voglia di stupirsi, di lasciare le briglie e non calcolare l'esito a priori. Quattro giorni dedicati a chi fa teatro perché. Artisti che portano avanti la loro sfida appunto. Tra le difficoltà, nell'anelito di un dialogo senza rete, di un teatro che non vuol essere né bello, né finito, né gradevole, ma vivo, imprevisto, necessario, endemico.

Ha aperto, non a caso, Mariano Dammacco, che col suo Antoine Antoine porta al livello del palcoscenico i fili dei discorsi che corrono quotidianamente sopra nostre teste di abitanti del "mondo 2003", per farne un ricamo in cui si legge a caratteri acuminati: SVEGLIA! Un monologo intenso e spietato sulla tendenza alle dimissioni dal proprio stato di responsabilità. Un'opera che si pone come movimento opposto alla deriva del concetto d'individualità, attraverso un percorso drammaturgico basato su una rigorosa speleologia dei canali venosi del Piccolo Principe. In estremo equilibrio ritmico e tonale (momenti di alta comicità vengono dilaniati con artigli dai vuoti d'aria del disorientamento) l'autore-attore barese attraversa la rete fognaria del capolavoro di Saint-Exupery, imbrattandosi del suo sangue sporco, in cerca della sua linea negativa, la sua genetica malata dal germe del presente.

A seguire Koreja ha portato il suo Azioni Suicide, performance conclusiva di un percorso formativo. Al centro di questo spettacolo tutto al femminile la figura della drammaturga britannica Sarah Kane, del suo disperato ultimo grido in 4,48 Psychosis, orchestrato in una polifonia di elaborazioni individuali da giovani e generose interpreti.

Sempre più affondo in una dimensione intima, attraverso un racconto costruito di aderenze umorali nate da un percorso a piedi nudi sul territori de Le Troiane, è stato Sole, di una strepitosa Valentina Capone. Un viaggio attraverso l'oscurità di certi echi, ossessivi ritorni, necessità di esporsi visceralmente alle torture dei mutamenti e delle forze che dominano la fortuna e le sue leggi.Un percorso segreto che lavora sottopelle generando un potente impatto emotivo nello spettatore.

A chiudere sono stati poi altri due lavori interessanti, Natura morta in un fosso, di Paravidino, divenuto ormai un cult, e Laika, di Bianca Papafava.

Il segnale più chiaro ed interessante è tuttavia quello che giunto dal pubblico. L'intera rassegna ha segnato il tutto esaurito. Nelle sale posti in piedi e cuscini non hanno potuto far fronte a tutte le richieste dei ritardatari al botteghino (per altro già sold-out con giorni di anticipo).

Questa presenza ostinata, decisa, incontro ad un teatro imprevisto, indica chiaramente la sete di tutto ciò che si fa sempre più scarso al tavolo del convivio sociale, cioè il pensiero, la volontà di esserci, di proporre un'alternativa.

Quando un giovane teatro è pieno vuol dire che il pubblico ha l'urgenza e la necessità di ascoltare qualcosa che forse ancora non conosce, ma che sente, con certezza mancare.


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -