Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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La danza della vita  
Al Comunale di Casalmaggiore Josef Nadj ha portato in Italia Le temps du repli.      
di Gian Maria Tosatti      

CASALMAGGIORE (CR) - Attendere, ascoltare, ricordare, sentire, così nasce il pas de deux.

Andare in cerca di ciò che era prima dell'inizio, riattivare il movimento originario, l'azione del dialogo segreto, prima della parola, prima del gesto.

Nella costruzione del pas de deux sta un ponte teso tra la confessione e l'affermazione, tra il silenzio e il grido, l'esplosione cosciente della pura espressività primitiva, genetica.

Chi è in scena allora? Non personaggi, nessuna storia. Nessun autore, se non il tempo, le stagioni che passano tra gli uomini, tra le generazioni. Non ci sono allora riferimenti letterari in Le temps du repli, di Josef Nadj, direttore del Centre Coreografique National d'Orléans e tra i più geniali coreografi della scena internazionale.

Dopo aver analizzato con sconvolgente profondità Dante, Kafka, Buchner, a Casalmaggiore, nella stagione del Comunale è il momento di cercare qualcosa di autentico, di profondo, una poesia che si può solo sussurrare, una canzone cantata a bassa voce, come fa Cécile Thiéblemont (in scena con Nadj) in una delle scene più suggestive dello spettacolo.

Alla base di questo lavoro che gioca con la perfezione salvandosi da essa con la debordante autenticità di un flusso di vita, sta la ricerca delle energie, delle alchimie che esaltano e consumano il rapporto tra l'uomo e la donna. Si anima così un vortice danzato sui codici di un alfabeto fisico, che attraversa i molteplici spiriti della coppia, le innumerevoli, sottili implicazioni. E' un rito di spogliazione quello che Nadj officia sul palcoscenico, l'esposizione audace e tremante delle montagne dell'amore e dell'evanescenza delle relazioni. Attraverso le loro accensioni, i contatti scaturiti da una decennale conoscenza, i due danzatori affondano nelle molteplici possibilità del dialogo intimo con un'intensità estasiante.

In una costruzione basata su tali linee di ricerca intima assolvono brillantemente un ruolo difficile le componenti della musica per percussioni, composta ed eseguita in scena da Vladimir Tarasov, della scenografia, tutta in pochi, essenziali oggetti, e delle luci, che seguono un rigoroso percorso di svelamenti spaziali legati all'orchestrazione dei flussi emotivi.


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -