Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
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La posta del cuore: #2  
Lettera aperta al Teatro italiano dall’assemblea di Roma del 4 novembre.      
di AA.VV.      

Roma, 04/11/2004

Ai Teatri Stabili Pubblici e privati
Ai Teatri Stabili di innovazione
Ai Circuiti, ai Festival
Alle imprese di produzione
Agli operatori, organizzatori, attori, tecnici, maestranze e collaboratori
Agli organi di stampa
Al pubblico
Agli intellettuali e al mondo della cultura
A tutti coloro che si ritengono attenti e sensibili al problema

In questi giorni molte compagnie del teatro e della danza sono oggetto di sperimentazione di quella strategia politica ed economica, già da tempo applicata ad altre categorie sociali del paese. Una strategia che indica come uno dei principali motori di rilancio dell’intero “Sistema Italia”, una “sana” , “scientifica” e diffusa opera di individuazione di sprechi nella spesa pubblica, e il successivo taglio di quelli che vengono definiti beni superflui.

Oggi centinaia di persone tra attori, drammaturghi, registi, macchinisti, elettricisti, scenografi, costumisti, trasportatori, organizzatori, grafici, responsabili di segreteria, addetti stampa, facchini, amministratori·.e le famiglie di ognuno di essi, in tutt’Italia, imparano dunque cos’è il bene superfluo.

Le recentissime Commissioni Consultive per la prosa e per la danza hanno chiaramente segnato una strada che non è più un’opinione, ma ormai un fatto. Ci sono realtà artistiche italiane completamente cancellate e altre pronte per esserlo, perché parcheggiate in un’aritmetica che ha il solo e chiaro scopo di prolungarne l’agonia.

Formazioni artistiche che sino allo scorso anno ricevevano poche decine di migliaia di euro per il sostegno della propria progettualità, si vedono oggi tagliate del 30, del 50%, o addirittura del 100%, pur avendo portato a compimento gli obblighi imposti dal Decreto in atto; e il più delle volte pur di arrivare al traguardo dei numeri (minimo delle recite, minimo delle giornate lavorative, ecc.), si sono trovate a svendere il proprio lavoro e ad indebitarsi con fornitori e banche.

Il Ministero ha ricevuto i preventivi di tutti gli organismi finanziati entro il 15 settembre 2003 per l’attività dell’anno 2004. Oggi, dopo più di un anno si riceve comunicazione informale delle decisioni prese dalle Commissioni.
La tempistica di queste decisioni è un atto criminale. Siamo a novembre. Le compagnie teatrali e della danza escluse oltre a vedersi impedire il futuro, si trovano indebitate almeno per una somma pari a quella tagliata. Le compagnie sono fatte di persone, che firmano carte. Che firmano nelle banche, che firmano lavoro per altri che firmano.

Considerando che i progetti presentati rispettano i parametri imposti dal Decreto in atto, e che questi tagli non sono giustificabili da valutazioni numeriche e quindi quantitative, si richiedono motivazioni concrete in merito a queste scelte.

I firmatari del presente documento non intendono attendere i tempi di notifica formale e richiedono un incontro immediato con la Direzione del Dipartimento dello Spettacolo. Data la gravità della situazione si propone la sottoscrizione di questo documento, prodotto nella riunione tenutasi in data 3 novembre presso il Teatro Furio Camillo di Roma, tutti i soggetti interessati alla valutazione di un ricorso collettivo.

Ci si aspetta la più ampia adesione anche da parte del pubblico, degli intellettuali e del mondo della cultura tutto.

FIRME
Masque teatro - Forlì
Fortebraccio teatro - Roma
Libera Mente - Napoli
Accademia degli Artefatti - Roma
Chille de la balanza - Firenze
Laminarie - Bologna
I Teatrini - Napoli
Teatrino Clandestino - Bologna
Atacama - Roma
Compagnia Fabio Ciccalè - Roma
Compagnia Oretta Bizzarri – Roma

Questa lettera ha successivamente raccolto molti altri firmatari (ndr).

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -