Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Ricominciamo!  
L’intervento di Marco Giorgetti, direttore generale dell’Eti all’incontro di Milano.      
di Marco Giorgetti      

Credo che sia necessario rubare qualche minuto sia perché l’Eti è stato più volte chiamato in causa, positivamente o negativamente, sia perché mi trovo in un ruolo nuovo. Come forse saprete ho assunto l’incarico di direttore generale dell’Eti dall’estate e quindi sto cercando di svolgere un compito di ricognizione, di revisione di alcune situazioni e di rilancio dell’ente. Ritengo quindi giusto cogliere quest’occasione per raccontarvi alcune cose.

Ringrazio moltissimo tutti, in particolare ovviamente gli organizzatori, ma anche tutti voi, perché mi trovo veramente illuminato da questo incontro e da tutte le osservazioni, e soprattutto perché sto verificando come da intervento a intervento tutte le nostre funzioni, cioè le funzioni che l’Eti dovrebbe avere e che avrà, si trovano coincidenti con le esigenze del teatro. Ogni intervento ha fatto presenti esigenze di coordinamento, di confronto, di sostegno, di rilancio, di critica, di finanziamento; in tutte queste funzioni l’Eti ci deve essere e io vi posso confermare, anche a nome del Consiglio di Amministrazione, che l’Eti riassume tutte le funzioni che ultimamente si erano un po’ affievolite. Queste funzioni fanno parte di un piano strategico che ,presentato al Consiglio di Amministrazione e da esso è stato approvato, sarà annunciato al pubblico alla fine di novembre o ai primi di dicembre: prima a voi, agli operatori, agli interessati, e poi anche al pubblico più vasto. Si tratta di un piano che parla di un Eti nuovo, che sulla base delle esperienze, può tornare a svolgere appieno i suoi compiti, elemento per me assolutamente prioritario e determinante. In questa veste vengo a dichiararvi e ad assicuravi che tutto ciò sarà fatto concretamente.

Non molto di più di questo se non il fatto che abbiamo ricominciato come "buona pratica" dai rapporti, stiamo riavvicinando le strutture, stiamo riavvicinando gli operatori e se possibile tutto il teatro; in questo abbiamo bisogno di voi, e che continui questa partecipazione alle occasioni di incontro a cui noi da oggi saremo sempre presenti. L’unità operativa incaricata del settore, che fa capo alla dottoressa Fabbri che è qui in sala, Ilaria Fabbri che tutti conoscete, è a vostra disposizione con Anna Selvi e Marilisa Amante. Sono loro la prima linea a cui vi prego di fare riferimento da oggi per ricominciare una relazione costante, se possibile quotidiana, dalla quale noi trarremo tutte le indicazioni utili per il lavoro che andremo a fare già fin dal prossimo anno con una strategia di lungo respiro, tre anni che il Ministero ci consente di progettare e programmare per recuperare i progetti sulle aree disagiate, sulla formazione, sul teatro internazionale e su quello italiano all’estero. Relativamente a quest’ultimo progetto abbiamo già ripreso contatto con le capitali europee di Praga, Berlino e ci stiamo rilanciando anche su Stoccolma per delle grandi stagioni europee che proporremo in tutti i teatri di queste città con una formula pilota.

Questo è quello che ci sentiamo di dichiarare oggi e vi ringrazio di avermi dato la possibilità di diffonderlo in anteprima rispetto alla comunicazione ufficiale, che ci sarà sicuramente a brevissimo non appena avremo acquisito tutte le caselle, diciamo, del nostro progetto di rilancio. Dico nostro – ripeto – perché non è solo mio ma è della struttura Eti.

L’intervento è stato pubblicato su www.ateatro.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -