Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Attraverso la danza  
La terza edizione de La danza del III millennio è dedicata ai coreografi e alle loro domande sul senso del teatro.      
Parma, Teatro Due. Dal 23 ottobre al 15 dicembre.
di Redazione Teatro
     

La figura del coreografo è forse quella che più di tutte in questo periodo incarna le domande sul senso del teatro e sulle sue trasformazioni. Essi sono autori spesso delle più innovative sperimentazioni sull’uso simultaneo di linguaggi differenti o sulla nascita di nuove forme espressive che riflettono la necessità di trovare una identità al presente delle arti performative.

Il cambiamento del linguaggio della danza coincide allora col cambiamento di una lingua che sia in grado di compiere un affondo nella realtà attraverso codici altamente precisi usati come chiavi di lettura o interfacce espressive.

Negli ultimi anni l’informale della danza si è trasformato in una “super-forma”, l’astrazione ha ancorato sempre di più sé stessa al contesto di riferimento fino a divenire una grammatica alternativa, uno studio per ordinare una sintassi anagrammatica agli enigmi dell’universo sociale e culturale del ventunesimo secolo.
Alla figura del coreografo il Teatro Due di Parma dedica la terza edizione de La danza nel III Millennio, rassegna inserita nella propria stagione che da questa settimana si protrarrà fino a dicembre.

Protagoniste due generazioni a confronto, da una parte sette compagnie di spicco della danza, o del “teatro-danza” internzionale, e dall’altra nove nuovi autori cui si da Carta bianca (questo il titolo della sezione a loro dedicata).

Ad aprire, il 23 e 24 ottobre, sarà Virgilio Sieni, che con la sua ultima produzione Cado da una stretta decisiva al suo rapporto col presente centrando il tema con cui si è aperto questo articolo. A seguirlo immediatamente sarà Josef Nadj, forse il più geniale coreografo della scena internazionale, la cui potenza visiva e drammaturgica ne fanno autore di un teatro assolutamente in equilibrio tra le forme artistiche determinandone una traccia di assoluta originalità. A Parma, solo il 27 ottobre, porterà il suo nuovo lavoro Petit psaume du matin, sviluppato assieme a Dominique Mercy, danzatrice de TanzTheater di Pina Baush.

Tra le presenze da segnalare anche il Teatro Nuovo di Torino, con una serata dedicata a tre coreografi, Jacopo Godani, Renato Zanella e Monica Casadei (5-6 novembre). E la Compagnia Naturalis Labor con 2, rue des Pommes (11-12 novembre).
Virgilio Sieni e Monica Casadei torneranno poi con due altri lavori, rispettivamente Solo Empty (18 novembre), realizzato dal coreografo fiorentino assieme a Marina Giovannini, e Ad libitum (1-2 dicembre). E in mezzo a loro, il 24 e 25 novembre Laura Corradi porterà il suo Il Corpo.

A chiudere sarà il Ballet Preljocaj con un fuori programma a marzo in cui saranno Annonication, Centaures e Un trait d’union, tre coreografie di Angelin Preljocaj.

Ma la sezione di punta è, come accennato quella dedicata ai coreografi di ultima generazione. Nove spettacoli per disegnare un panorama che non si riferisca tanto allo stato attuale, quanto alle linee di ricerca future della danza (se di danza soltato si può parlare).
Carta bianca ai nuovi autori diviso in tre fasi inizierà il 2 e 3 novembre con Sul bianco di Carlotta Plebs, Intro>spective di Tino Schepis e Maison-Myzone di Barbara Uccelli. Seconda tranche il 17 novembre con Sembianze di Valerio Longo, Solo per due di Martina La Ragione e Eda di Ambra Senatore. Mentre a chiudere il 14 e 15 dicembre saranno Daniela Paci con I love you, professor Toledo! ed Elisa Canessa e Francesco Manetti con Esercizi.

Per informazioni: www.teatrodue.org

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -