Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Generi di disorientamento  
La nuova edizione di MilanOltre si dedica alla mimetica dell'identità.      
Milano, luoghi vari. Dal 17 settembre al 15 ottobre.
di Redazione Teatro
     

Diciottesima edizione per MilanOltre, che dopo le tre edizioni realizzate in collaborazione con Teatri90 torna a correre da solo con un nuovo direttore artistico, Luca Scarlini.

Un percorso che accenderà i palcoscenici milanesi dell'Elfo e del Leonardo da Vinci con uno sconfinamento importante al Teatro Strehler per Rwanda 94 di Jaques Delcuvellerie.

Titolo e filo conduttore dei questa edizione è Women in revolt, realtà vs gender. Una chiara dichiarazione per quello che vuol essere un festival dedicato alla impossibilità a costruire un'immagine facilmente riconoscibile del femminile. L'identità è allora il vero focus della rassegna, il problema dell'identità fra infinite manipolazioni spontanee o indotte che perdono l'orientamento fra i confini che segnano il limite dell'immaginazione e del reale.

"L'identità, - afferma Scarlini - è infine un gioco di specchi, una sequenza di scatole cinesi; in questo territorio, infatti, non ci sono certezze e la ricerca estetica nei casi di maggiore interesse, si sostanzia di una riflessione che è in primo luogo autobiografica, nel senso di una presentazione del soggetto artista nel cuore di un urticante rispecchiamento tra il Sé e il Mondo che, come sempre, funziona solo ogni qual volta vi sia una capacità di equilibrare questa complessa relazione. Obbligatoria, quindi, l'eliminazione di tutte le "false confidenze" dei reality shows, che vivono di una fittizia esposizione di intimità messe in scena, sempre più di pura fiction, fino a perdere ogni contatto con i dati oggettivi da cui partono le storie narrate".

L'esposizione integrale del sé, in carne ossa e tempo, in disposizione prima fisica che intellettuale è allora il segno peculiare del teatro su cui porre il centro del nostro sestante per calcolare la rotta delle derive private in un tema che ci ha già annegati dolcemente da tempo.

Centrale è in questo senso l'esperienza artistica e biografica dell'attrice almodovariana Antonia San Juan che arriva a Milano con un nuovo lavoro El veneno del teatro. Ma assolutamente da non perdere è il concerto-performance Diapasion di Fatima Miranda per sola voce.

Dall'Iraq Farida Muhammad Ali porterà alla luce le note profonde della tradizione di un Paese vittima di continue contraffazioni culturali.

E appunto perché il festival vuole ribadire il proprio respiro internazionale si passerà per l'Africa con Werewere-Liking Gnepo in un recital di poesie e rap per poi fermarsi appunto ad uno degli affreschi più drammatici del teatro di questi anni, Rwanda 94, del belga Delcuvellerie che da quattro anni continua a girare il mondo col suo ostinato compito di infrangere i muri dell'indifferenza che ci separano dalla realtà.

Controcampo assoluto, pur nella coerenza del tema, per stridere ad arte è The Thinnest Woman wins della compagnia statunitanse Dixie Fun Dance Theatre, cui il titolo è già esauriente prologo.

Chiude il festival F.I.V.E di Julie Dossavi coreografia centrata sulle possibilità mimetiche del corpo alla precezione.

Al cinema il compito di declinare il tema attraversoun percorso dagli anni 30 ad oggi lungo tutta una notte.

Per informazioni: www.elfo.org

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -