Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Tracce di una mitologia contemporanea  
Immagini del presente attraverso gli echi del mito per Tracce di un sacrificio.      
di Gian Maria Tosatti      

UDINE - Far vivere il mito di Alcesti in un campo di sterminio. Questa è la sfida di Rita Maffei e Fabiano Fantini, che dopo otto anni riportano al Teatro San Giorgio di Udine, per i venti anni di Teatro Contatto, Tracce di un sacrificio, una delle produzioni più felici del Centro Servizi e Spettacoli.

In una struttura di tipo itinerante i trenta spettatori vengono condotti uno ad uno in una stanza per essere schedati e poi lasciati in attesa, tutti insieme, dentro un'anticamera in cui alla fine entreranno anche i due protagonisti.

Inizierà allora il racconto incrociato di due figure nei cui destini e parole risuonano echi del mito di Alcesti, delle sue riletture e di quelle che possiamo definire le tracce di una mitologia contemporanea che ha i suoi cantori in Kafka, Rilke, Primo Levi, Bruno Piazza, Alexander Solzenicin, Muller, Yeats, Pasolini.

Dopo l'arresto comincia per gli spettatori la discesa in un inferno del presente, il viaggio in un lager che li vedrà divisi in due gruppi, seguendo ognuno la vicenda dell'attore del proprio sesso, per poi ricongiungersi alla fine, quando vita per vita Alcesti si sacrificherà per il suo sposo. A differenza della tragedia euripidea però qui non c'è riscatto. Eracle non salverà l'eroina dalla morte per restituirla all'amato Admeto, ma, seguendo l'impronta rilkiana, quest'ultimo rimarrà condannato alla sospensione del tempo in un ergastolo della memoria.

Credo che dove lo spettacolo colga nel segno sia nella sintesi tra brevità e profondità. In poco meno di un'ora lo spettatore è trascinato all'interno di un labirinto di stanze in cui viene fulmineamente messo a conoscenza della sorte che gli toccherà, quella di essere giustiziato.

Non c'è tempo per chiedersi cosa stia veramente succedendo, non c'è tempo di ascoltare fino in fondo e di riflettere sulle parole che disegnano la strada della catastrofe. La sorpresa, la sentenza, la salvezza, il sacrificio, la condanna della memoria. Tutto si svolge rapidamente e in modo che la dimensione itinerante e il coinvolgimento fisico rendano tutto ancora più spiazzante.

Ciò comporta una sorta di piccola simulazione di quale possa essere l'incapacità di realizzare cosa sarà del proprio destino quando si è nelle condizioni di totale incertezza di un uomo di fronte al potere scellerato.

Molto convincente la prova dei due attori/registi che oltre a firmare un progetto drammaturgico capace di far dialogare con efficacia, attraverso i secoli, testi uniti dal filo rosso dell'interrogativo disperato, sa far vivere questo viaggio come un'esperienza quasi scioccante, che si compie realmente nella mente dello spettatore solo dopo che il rito teatrale s'è consumato da alcune ore.

Immagini, parole ed echi di un mito che trova scritti col sangue migliaia di casi analoghi nella storia del Novecento tornano a riproporre inquietanti interrogativi sul presente.

Lo spettacolo sarà in scena fino al 28 novembre.

Per informazioni: www.cssudine.it


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -