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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Partire dalla via di Damasco |
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Al rapporto con l’oriente è dedicato il Ravenna Festival 2004
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Ravenna, luoghi vari. Fino al 25 luglio.
di Gian Maria Tosatti
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RAVENNA - Un calendario immenso quest’anno per una delle maggiori manifestazioni nazionali dedicate allo spettacolo dal vivo. Titolo e filo conduttore di questa edizione di Ravenna Festival è Illuminazioni sulla via di Damasco. Viene subito da pensare dunque all’Europa che si affaccia sull’oriente, alle radici della sua spiritualità. E ciò è suggerito anche dall’incontro del regista Bob Wilson con il poema sacro indonesiano Sureq Galigo, titolo di punta del cartellone di cui siamo stati testimoni qualche giorno fa e sul quale vogliamo soffermarci prima di proseguire con le altre opere.
I La Galigo è il titolo di questo grande affresco sulla creazione, cui il regista statunitense ha voluto avvicinarsi senza stravolgerne eccessivamente la forma. Così una troupe di attori, danzatori e musicisti indonesiani ha invaso il palcoscenico del Teatro Alighieri con quella carica vitale e misteriosa che settanta anni fa folgorò Antonin Artaud nella Parigi dell’Esposizione Coloniale.
Al centro del racconto sta la Genesi dell’umanità, la storia dei primi uomini discendenti dagli dei, le cui passioni e fallimenti, la cui ostinata cecità parlano direttamente anche ai contemporanei.
Wilson ne fa una stilizzata rappresentazione che se da una parte ci pare raffinata, dall’altra ci lascia perplessi nel considerare che dopo tutto chiudere una forma viva di teatro tradizionale asiatico nella scatola del teatro occidentale non ha poi tanto senso e che spesso un gesto convenzionale o una scenografia naturale di un palchetto montato in mezzo a uno spiazzo erboso porta forse una carica suggestiva più potente delle impalcature volanti o delle luci “laser” di Wilson.
Con ciò non si vuol dire che questo I La Galigo sia un cattivo spettacolo, piuttosto ci si vuole soffermare sulla natura ibrida e forse “tiepida” di un esperimento che non ha il fascino gelido dell’ortodossia, né arde nel fuoco dell’eresia.
Continuando tuttavia una ricognizione nel calendario del festival ci sembra da non perdere la Francesca da Rimini che riunisce una triade di nomi eccellenti del ravennate, l’attrice e regista Elena Bucci, il musicista Luigi Ceccarelli e il poeta Nevio Spadoni, autori lo scorso anno del successo di Galla Placidia, cui si aggiunge l’interpretazione di Chiara Muti.
Tra gli altri appuntamenti di Teatro e Danza segnaliamo l’omaggio a George Balanchine di Alessandra Ferri con il New York City Ballet e tre coreografie di Maurice Bejart allestite il 5 luglio, cui seguiranno tre giorni dedicati al meglio dei Momix.
Verso la metà di luglio Micha Van Hoeke salirà in cattedra per curare la regia del Macbeth di Verdi diretto da Daniele Gatti e per presentare la sua Danse du sabre dedicata alle arti marziali.
Ancora per il Teatro la compagnia Drammatico Vegetale debutterà con la nuova produzione Prossimi al cielo.
Il cartellone è tuttavia tra i più interessanti specie per quello che riguarda la sua parte musicale, che vi invitiamo ad approfondire sul sito del festiva: www.ravennafestival.org
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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