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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Arrotondare per eccesso
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Ottava edizione di A teatro nelle case, ancora una volta all'insegna di quel coefficiente di specificità ambientale che alza il valore delle singole proposte.
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Castello di Serravalle (Bo), luoghi vari. Dal 3 aprile al 31 maggio
di Gian Maria Tosatti
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Apre l'ottava edizione di un piccolo festival che pure ogni anno riesce a proporsi come evento di rilievo. E' A teatro nelle case - rassegna di primavera, organizzato dalle Ariette nella loro fattoria di Castello di Serravalle, sulle colline del bolognese. Un festival anomalo, di solito fuori dal circo dei grandi eventi teatrali. Quasi più un invito a casa, un invito per qualcosa che val la pena e che forse val la pena vedere proprio lì.
Ricordo la proiezione di un film visto e rivisto. Studiato e apprezzato. Un film che m'è parso una sera di non averlo veduto mai prima. Era il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, sulla cima del colle che ospita le Ariette. A valle, nascosto da un altro basso rilievo, il borgo di Bazzano, che così, accennato, solo pronunciato, pareva la lingua di una grande, immensa metropoli in agguato. Quel film portava nuovi significati, scendeva coi propri echi in caverne più buie. Così scoprivo il valore aggiunto che un festival può e forse deve (?) attribuire alle proprie proposte. Il coefficiente specifico che fa di uno spettacolo un evento unico.
Ecco. Questo alle Ariette succede.
Così, fedeli alla propria linea, gli attori contadini di questa compagnia internazionale e casereccia, apriranno questa settimana una nuova occasione d'incontro con spettacoli famosi, già visti, eppure integralmente nuovi nell'unicità della loro circostanza.
Apre, sabato 3 e domenica 4 aprile, Risotto, opera celebre dopo venticinque anni di repliche in giro per il mondo. Una tappa storica del teatro di ricerca italiano che si compie attorno alla preparazione di un risotto. Diretto e interpretato da Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato lo spettacolo ripercorre, con un accento fortemente autobiografico, "le tappe di una ventennale amicizia, nata sui banchi del liceo. Rievocando un passato remoto e prossimo si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di politica e di sedute dallo psicoanalista: cronache minime di fatti e di ideologie. E intanto il risotto cuoce e un po' alla volta diventa simbolo di un rapporto di identificazione".
Secondo appuntamento, nel Deposito Attrezzi, dove nasceva, quattro anni fa, Teatro da mangiare? (vedi critica in archivio), altra tappa fondamentale per il teatro italiano di questi anni, festeggia la sua trecentesima replica, lunedì 12 aprile.
Per la festa della liberazione, il 25, Cesar Brié, tornerà su uno dei suoi monologhi più intensi, Solo gli ingenui muoiono d'amore, veglia funebre per la memoria di un uomo.
Alla musica popolare e al suo farsi, continuamente nuovo è dedicato l'appuntamento del 2 maggio con il gruppo Klezbàl, formazione klezmer che apre le proprie derivazioni a tutto quello che fa musica contemporanea.
Giancarlo Biffi, di Cada Die Teatro porterà a nella provincia bolognese le storie dei ragazzi abbandonati della periferia di Managua, Los locos del Calvario, un racconto reale, registrato dall'attore in un viaggio tra la ferocia di quella condizione di degrado assoluto (7-9 maggio).
Chiude, dal 20 al 31 maggio, un evento particolarmente interessante, realizzato dal gruppo australiano Iraa Theatre. The secret room è un dialogo faccia a faccia tra un'attrice e uno spettatore all'interno di una stanza immersa in una dimensione inquietante. Appuntamento da non perdere per quello che da anni è riconosciuto come il migliore spettacolo della scena contemporanea australiana.
Per informazioni: www.teatrodelleariette.it |
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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