Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Nazionale

Il tempio degli schianti    
Prima nazionale de Il Tempio degli schianti, progetto artistico di comunicazione sociale di Sebastiano Deva e dell'ArpaaadFilmTheatre.      
Spazio Arte, via Maestri del Lavoro - Sesto San Giovanni. Dal 22 al 29 febbraio
di Marco Persico
     

Milano - Con questo spettacolo l'ArpaaadFilmTheatre si propone una nuova forma di comunicazione e sensibilizzazione sul tema dell'educazione stradale, una comunicazione che - nella formula di un linguaggio teatrale "forte" e di "impatto" - possa arrivare a colpire la sensibilità di un pubblico giovane (per chi ha fino a 40 anni la strada è la prima causa di morte).

"L'idea di uno spettacolo teatrale che affrontasse un tema così drammatico e attuale è nata dentro di me una notte, durante un viaggio sull'autostrada Roma-Napoli: una lunghissima sosta in coda a causa di un terribile incidente stradale che vide la morte di cinque persone, un'intera famiglia - dice Sebastiano Deva - In attesa di poter riprendere il viaggio, iniziai a pensare a quali forze invisibili si fossero scatenate durante e dopo quell'evento e quali di quelle forze abitassero ancora quel il paesaggio circostante che sembrava di un'immobilità glaciale, nonostante fosse settembre. In quell'occasione mi chiesi che fine facessero quelle persone che muoiono in un incidente automobilistico, dove continuassero a camminare, in che cosa potessero trasformarsi.

Un'auto che si schianta contiene dentro il suo ventre ancora la presenza umbratile di colui che vi è morto, ma è una presenza-assenza che chiede almeno il conforto di un ricordo, che racconta la follia lucida, ma soprattutto, un'auto che si schianta è un tempio.

Il dramma degli incidenti automobilistici rappresenta un 'punto di esplosione' della società contemporanea perché legato ad un comportamento quotidiano ed inevitabile come l'uso dell'automobile. E' un tema che denota un'esperienza collettiva ed è quindi come se avesse la capacità e la solidità di una tragedia greca, nella quale il sentire degli spettatori si fa portatore di una comune tensione emotiva che segue il percorso della rappresentazione teatrale e che 'esplode' in una finale catarsi liberatoria".

Seguendo questo percorso, il Tempio Degli Schianti riproduce tutte le fasi relative all'esperienza limite di un incidente automobilistico, aggredendo lo spettatore su tutti i suoi livelli di percezione. L'impianto scenografico presenta elementi organici e naturali frammisti a carcasse e rottami di automobili realmente incidentate: in uno spazio di carattere industriale, verrà costruito un percorso narrativo attraverso l'uso delle arti della visione e spettacolari (scultura, luce, suono, teatro), combinando componenti di automobili coinvolte in incidenti automobilistici.

Lo scopo è quello di suscitare uno shock che abbia una qualità emotiva riconducibile a quella di un evento così catastrofico come un incidente, per poter condurre, poi, a un'analisi più attenta dei comportamenti che sono alla base della mortalità legata alla sicurezza della circolazione automobilistica. "Nel realizzare questo spettacolo - prosegue Sebastiano Deva - ho tenuto conto di due importanti punti di riferimento: la drammaturgia di Bertolt Brecht, della quale la mia generazione può solo avvertire l'eco, ma che ritengo una lezione fondamentale soprattutto perché il suo teatro si immerge nelle problematiche della società; la lezione formale di Joseph Boyce, che fa emergere attraverso l'esperienza artistica i punti di crisi della società".

Uno spettacolo in collaborazione con Comune di Sesto San Giovanni, l'Associazione Nazionale Vittime della Strada e l'Associazione Nazionale Autodemolitori.

Tutte le serate della rappresentazione sono… a Impatto Zero!

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -