Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


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Il valore sta nella differenza.  
Mercadante e uno: Per introdurre A Est, progetto di Roberta Carlotto per lo Stabile di Napoli.
Editoriale
     
di Gian Maria Tosatti      

Certamente una delle carte vincenti del Teatro Mercadante, ultimo stabile italiano fondato in ordine di tempo, è appunto la sua libertà d’azione, il suo rifiutare i vincoli di una programmazione trazionale entro i quali in Italia c’è chi si sforza di inseguire i mutamenti del teatro con una macchina un po’ a corto di fiato e chi (ancora la maggior parte) si ostina a ripetere la vecchia canzone privando la propria istituzione di qualunque utilità sociale.

Sarà allora forse per una questione di gioventù anagrafica, tenendo anche conto che il suo direttore Ninni Cutaia è pur sempre un ragazzo tra coloro che tengono in mano le sorti del teatro pubblico, che il Mercadante si sia pensato libero di uscire dagli schemi.

La formula, volendola riassumere, è quella di studiare anche organizzativamente la struttura migliore in grado di poter sviluppare funzionalmente l’indirizzo di un progetto artistico, tenendo anche ben conto del territorio di residenza in cui si opera.

Non ci sarebbe altro da spiegare al riguardo. Basterebbe tornare indietro ai progetti passati, da Petrolio a Pulcinella al Mercadante, o osservare bene quello che si accinge a partire questa settimana, A Est, dedicato all’arte nata nel clima di cambiamento dell’est europeo nel decennio ’80-’90, per capire quanto importante nella gestione di un teatro pubblico sia quest’apertura degli orizzonti. Indipendentemente, infatti dalla validità dei singoli progetti, una delle principali note a favore di questo “modus agendi” è la distribuzione delle risorse pubbliche fra gli artisti e i gruppi operanti sul territorio. Attorno ai “Progetti speciali” del Mercadante, che una volta tanto più che l’eccezione sono la regola, si sono raccolte moltissime compagnie, giovani o consolidate, che formano il tessuto culturale della città di Napoli, unite in una progettualità comune e dunque favorite al dialogo comune da parte degli “istigatori” Mario Martone, Roberta Carlotto, Renato Carpentieri e Enzo Moscato.

Il risultato è quello di una sensibilizzazione capillare e progressiva della città verso temi di dialogo (e non di univoca proposta), in cui Napoli si confronta con il proprio Teatro Stabile attraverso incontri fra pubblico e artisti o fra temi specifici e rappresentanze artistiche delle diverse realtà cittadine. Il risultato è quello sin qui registrato, con le dovute imperfezioni, immancabili in un progetto agli inizi, di aver stimolato la creazione di una rete stetta di rapporti fra i rappresentanti di tutti i livelli che agiscono a Napoli nel campo dello spettacolo dal vivo, dallo Stabile ai Teatri Stabili d’Innovazione (Galleria Toledo e Teatro Nuovo) e le decine di compagnie con residenza in un teatro o libere.

Il valore, per coloro che sanno vedere, sta nella differenza. Nella differenza con altre città, da Roma, Milano, Torino, per proseguire con le altre, sedi dei principali e più finanziati stabili italiani, in cui all’immobilità strutturale di queste istituzioni eccellenti fa seguito il clima di divisione e conseguente povertà del tessuto culturale dei territori, con la relativa disaffezione del pubblico o peggio ancora la mancata partecipazione degli individui, che vanno a teatro come “platea” e non come “interlocutori”.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -