Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


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Teatro oltre  
Marco Paolini e il suo Parlamento Chimico. Il teatro in cerca delle responsabilità taciute      
di Gian Maria Tosatti      

PONTEDERA (PI) - Che cos'è il teatro civile? È una domanda più complessa di quanto possa sembrare. Specialmente in un periodo in cui fioriscono manifestazioni ed iniziative di carattere artistico che rivendicano una relazione stretta e diretta con il disagio sociale.

È una domanda complessa perché non esiste una risposta.

Non c'è un teatro che può guadagnarsi tale etichetta in maniera incontestabile ed un altro cui si può togliere per "mancanza di requisiti".

Un'ipotetica classificazione non credo dipenda esclusivamente dal lavoro specifico di artisti o compagnie, ma forse, in primo luogo dall'adesione ad una certa specifica Estetica da parte di ipotetici "classificatori".

Chi scrive (come testimonia un intervento a sua firma pubblicato sul forum "Fare un teatro di guerra" sul sito www.ateatro.it) è vicino alle posizioni di T.W.Adorno per un teatro di visioni generate dall'origine del disagio e dalla sua relazione con la società (ne è un esempio lo spettacolo A#02 presentato ad Avignone dalla Societas Raffaello Sanzio) non credendo nell'efficacia delle orazioni o negli esorcismi razionali di chi addita una problematica e vi costruisce sopra una sorta di invettiva più o meno giustificata.

Tuttavia in questo Paese c'è una terza esperienza imprescindibile per ciò che riguarda il teatro civile: il lavoro di Marco Paolini.
A conclusione del festival Generazioni di Pontedera, Paolini ha presentato al Museo Piaggio il suo ultimo lavoro Parlamento Chimico. Tre ore di ricostruzione ed analisi dettagliata in cui il narratore conduce il suo pubblico attraverso il labirintico castello di testimonianze, atti, dati, rivelazioni e decessi che costituiscono la vicenda della catastrofe ambientale e civile del Porto di Marghera.

Il suo racconto è la tela fitta che intreccia le mille linee visitate ed analizzate in un lungo percorso di indagine sul campo operata dall'artista e dai suoi collaboratori per spingersi oltre le "verità" finora emerse. Volti celebri si mescolano alle immagini di sconosciuti martiri del denaro nella storia dell'industria petrolchimica italiana.

Il suo spettacolo prende le mosse dalla sentenza del 2001 in cui furono assolti tutti gli imputati della Montedison, accusati nel 1998 di disastro ambientale continuato e della morte di 157 operai. Storie di fabbrica e di una laguna diventata deposito di veleni vanno a riaprire un processo storico in cui si sente ancora pesante la mancata rivendicazione di responsabilità. "Disastro ambientale continuato vuol dire che ti abitui" conclude Paolini, parafrasando un ex operaio di Porto Marghera. Abituarsi. Abituarsi all'impunità.

Con quest'inquietudine il pubblico esce dalla sala dopo tre ore di religioso silenzio.

Con questa responsabilità individuale di un popolo che troppo spesso resta in silenzio.

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -