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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Materiali per un teatro futuro: #1 |
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Un editoriale di Silvia Fanti
di Silvia Fanti - Xing
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SPOSTAMENTI:
Il teatro nuovo è quello che non conosco, che non capisco, che ritorna sù lentamente, anche dopo mesi.
Che spinge a ricredersi, che si mostra fragile ma aperto.
Nel lavoro di ricerca e osservazione di un panorama può essere facile classificare un'opera come fallimentare, non riuscita, ma è lì che sta il morbo. Non assolve ai nostri desideri di rispecchiamento, non dà gratificazioni immediate e risolutive, ma ci spinge ad evolvere.
In questi giorni mi sto occupando di 'cattivo gusto' (leggete Giorgio Agamben, L'uomo senza contenuto, a proposito dell'evoluzione implicita dal buono al cattivo gusto nella ricerca del limite) e di avanguardie (in senso letterale, di censimento dell'esistente: chi precede il senso comune e attraverso quali proposte lo sposta) e mi propongo di continuare attivamente questa ripercognizione degli scenari in Italia e all'estero per dimostrare che ci sono alternative pratiche al conservatorismo opprimente.
Per trovare (cercare) il nuovo bisogna assumere il rischio del balbettamento o della impenetrabilità, girare attorno pericolosamente alla questione del 'fiasco', fenomeno legato all'apice dell'evoluzione teorica delle avanguardie: quando il pensiero si allontana troppo dalla resa pratica e le premesse travalicano i risultati...
Il teatro (?) di oggi (non lo spettacolo all'avanguardia, ma un sistema di rappresentazione della realtà in cui ci possiamo riconoscere in quanto soggetti al cambiamento e alle trasformazioni) sta da quelle parti, o per lo meno vive di quelle pratiche.
E' possibile che si debba anche uscire dal teatro, per trovarlo in altre zone. Esperienza vs Rappresentazione, questo è il nodo più attuale per me che osservo mondi espressivi. I due piani non possono non competere: è questa frizione che legittima ancora oggi il fatto che qualcuno o qualcosa si esponga pubblicamente su una scena.
MA:
A proposito di nuovo teatro, sarebbe forse necessario affiancare un altro editoriale più profano che parli di quello che sta accadendo sotto i nostri occhi. Il 2003 si chiude con una lettera aperta di Fanny & Alexander al teatro italiano che inizia così: "F & A sta forse tirando le cuoia. La possibilità che questa evenienza non si verifichi è legata a se e come riusciremo a creare entro le prossime settimane un gruppo di coproduttori per il nostro prossimo progetto teatrale, e a come risponderanno le forze produttive di Ravenna sul sostegno alla nostra attività cittadina (...) Di fatto, questo Paese ci sta vomitando (...) Ci sembra che il livellamento generale delle scelte e delle tendenze, che ci spinge sempre più a cercar fuori gli interlocutori, nonostante i rapporti apparentemente amichevoli, contribuisca e alimenti un clima di cordiale indifferenza."
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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