Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







Mandaci una mail ›







Per acquistare online i biglietti dei teatri a Milano:
Ciak
Smeraldo
Nazionale

Lampi di atmosfere e parole    
Spettacoli di musica e letture nel piccolo, incantevole Teatrino di Corte della Villa Reale.
Monza, Teatrino della Villa Reale. 13 e 14 novembre; 11 e 12 dicembre
     
di Stefano Carnazzi      

Monza - C'è questo luogo bello e nascosto, per tanti anni rimasto chiuso, in un'ala della sfarzosa Villa Reale di Monza. Il Teatrino. E' il Teatrino di Corte, la sala dove l'Arciduca deliziava i pochi ospiti eletti, sulle quinte d'un affresco settecentesco dell'Appiani.

Grazie all'Associazione per il Teatrino di Corte il luogo rinasce, con... "lampi" di creatività, musica e parole.

Diretta da Saul Beretta, la rassegna "Lampi" porta a nuova vita gli intimi spazi del Teatrino, mettendo in scena invenzioni musicali e letterarie ricercate ed emozionanti, antiche e sconvolgentemente moderne, nella cornice di uno spazio d'altri tempi.

Ad aprile scorso, "Orizzonti australi": sotto un diverso cielo, James Cook nel 1788 sbarca in Australia. Sotto strane stelle, sopra una terra lontana risuona uno strumento antico e ipnotico quanto il tempo del sogno... Accattivante spettacolo di musica e parole che ha raccontato attraverso i diari di James Cook l'arrivo dell'uomo bianco in Australia, e, con le parole di Bruce Chatwin, l'affascinante mitologia aborigena conosciuta nel mondo come "Le vie dei Canti". Un'occasione per scoprire i suoni del didjeridoo in un impasto sonoro originale con strumenti della classicità: pianoforte e violoncello. Musiche di Sculthorpe, Bach, Beethoven, Rachmaninoff e improvvisazioni, letture da Bruce Chatwin e divagazioni: Papi Moreno al didjeridoo, Gennaro Scarpato alle percussioni, Andrea Zani al pianoforte, Andrea Favalessa al violoncello e Debora Mancini come voce recitante.

A metà settembre, "Ghiaccio": La spedizione di Shackleton al Polo Sud. Antartide 1918, ultima esplorazione dell'età eroica. La leggendaria spedizione di Shackleton al Polo Sud: ventisette uomini e Sir Shackleton, prigionieri dei ghiacci, un viaggio in un inferno bianco, una natura impossibile e i gelidi demoni della depressione. Il debutto a Milano dell'originale progetto di Massimiliano Cividati (con Massimiliano Cividati e Andrea Zani, pianoforte, Gennaro Scarpato, percussioni).

La settimana passata i lampi di musica e parole hanno evocato un "Paradiso ben temperato" (dal clavicembalo di Bach): una lettura da "Dall'inferno" di Giorgio Manganelli e le atmosfere di Giorgy Ligeti, un Gavin Bryars tutto da scoprire con "The south downs" (1995) per violoncello e piano, un interludio di note magiche di xilofono del '500 da John Taverner, mentre si recita il Paradiso perduto di John Milton, sulle note di Michael Nyman, e Dante (Canto I del Paradiso). E l'ensemble Musicamorfosi fa volare con l'arrangiamento per voce, violino, violoncello, piano e percussioni "Eleanor Rigby" (The Beatles, 1966), "Stairway to heaven" (1971, Jimmy Page & Robert Plant, Led Zeppelin) e "Exit music for a film" (Radiohead, 1997).

La cornice è d'incanto. Il luogo ispira arte e sensazioni, e si possono mettere in scena parole scritte e non dette: ci pensa la musica, il gioco delle luci, gli spunti letterari e d'avventura.

La rassegna prosegue in questi due mesi invernali.

Il 13 e 14 novembre sera "Brucio nel vento": la musica di Giovanni Venosta per i film di Silvio Soldini. L'11 e 12 dicembre il tango e i tangueros con l'Orchestra d'archi italiana e Javier Perez Forte: "Lampanti miraggi": "...non è rimasta traccia del famoso tango e neanche del profumo d'adulterio..."

Info: 039 32 32 22


L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -