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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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La quinta elementare |
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Compie dieci anni Le vie dei festival dell'associazione Cadmo. Un punto d'arrivo o di ripartenza?
Roma, luoghi vari. Dal 29 settembre al 16 novembre. |
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di Gian Maria Tosatti
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Dieci anni. Di solito questo compleanno è salutato dalle associazioni culturali o dalle manifestazioni in genere come una specie di punto d'arrivo. E tenendo conto delle condizioni attuali riguardo l'attenzione delle istituzioni e i conseguenti finanziamenti sui progetti culturali quest'ottica non è in fondo da biasimarsi, e esserci arrivati è certo un punto di merito. Come ci si arriva poi è tutt'altro discorso.
A noi tuttavia piace guardarla sotto un altro punto di vista. Dieci anni è l'età in cui si accede alla quinta elementare. Un traguardo forse cinquanta anni fa, ma oggi è il primo scalino della crescita. A Roma un bacino di spettatori assieme all'Associazione Cadmo, organizzatore de Le vie dei festival, in questi dieci anni è cresciuto, ha incontrato artisti emergenti, che in capo a qualche anno hanno alzato la testa sul panorama scenico internazionale. In sintesi il pubblico delle Vie dei festival è arrivato all'esame di quinta elementare e ci è arrivato con un curriculum di tutto rispetto, che annovera tra i docenti (stavolta il termine "maestri" sarebbe quasi il caso di usarlo) Eimuntas Nekrosius, Alain Platel, Teatri Uniti, Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, Marco Paolini, Danio Manfredini, Pippo Delbono, Teatro del Silencio e altri.
Questa sera i riflettori si accenderanno sulla decima edizione confermando l'impegno di qualità cui Natalia Di Iorio e compagnia continuano a tener fede. In più di un mese e mezzo di festival transiteranno per la capitale opere e artisti di grande interesse, a partire da Nello Mascia che aprirà il cartellone con Fango, un oratorio civile sull'inondazione di Sarno.
A confermare l'interesse per le tematiche del presente che da anni caratterizza il festival sono le due proposte dall'estero, Kyla, un'indagine nella mentalità giovanile del branco in società benestanti come quelle del nord Europa condotta da Lars Noren, e Flicker, divertente satira sulla comunicazione del gruppo newyorkese Big Art Group.
Più complesso il panorama delle proposte italiane, che svelano storie private, in cui la percezione del "fuori" si palesa sulla pelle di personaggi e nell'intimità delle loro storie, come in Cinema Cielo di Danio Manfredini. Attraverso tutti questi appuntamenti, che vanno da Villarosa di Enzo Alaimo a End di Morganti, fino a Donna di dolore di Patrizia Valduga, sarebbe interessante per lo spettatore costruire un cammino di stupore e consapevolezza, lungo i binari di un teatro civile.
Così dunque si presenta Le vie dei festival all'esame di quinta elementare, che sulla carta ci appare prometta buon profitto. La promozione in prima media è auspicabile. E i dieci anni diventano presto undici.
Per informazioni: [email protected]
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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