Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Esteri: Romaeuropa    
Sempre più segnato da una linea d'impegno nel campo delle emergenze politiche internazionali il festival diretto da Monique Veaute.
Roma, luoghi vari. Dal 20 settembre al 30 novembre.
     
di Gian Maria Tosatti      

Torna come ogni autunno il Romaeuropa Festival, che puntualmente si presenta in abito di gala alla festa inaugurale del 20 settembre con un programma densissimo di eventi internazionali di rilievo che mostrano come in questi anni il cammino della manifestazione abbia mosso verso un impegno maggiore verso il teatro, permettendosi ospitalità importanti.

Questa edizione, già a partire dalla sua prima uscita vuol rendere omaggio all'altra Europa che si affaccia alle porte dell'Unione, ai dieci paesi che quest'anno si aggiungeranno ai quindici stati fondatori.

Tra danza, musica, teatro, e letteratura, in una dimensione che cerca di evitare il più possibile però tali distinzioni, privilegiando storicamente una fusione nell'ambito delle arti performative, si muoveranno i percorsi di quest'anno.

Tra i maestri che si alterneranno nei diversi spazi che la manifestazione metterà a disposizione del pubblico è da notare il primissimo evento che metterà già in campo Deborah Warner, nome di spicco della regia internazionale, che in The Powerbook, un testo sull'amore nell'era di Internet dirigerà Fiona Shaw. Si segnalano altre due artiste femminili di grande richiamo nella prima parte del festival che s'occuoperanno delle disparità economiche in India, Marianne Weems che con la Builders Association di New York e Motiroti di Londra porterà in scena 'Alladeen', e Dinaz Stafford, Leone d'oro per 'Monsoon Wedding' e presente con un documentario dal titolo 'Still the children are here'.

A fargli da eco sui temi della discriminazione in un paese come l'Australia sarà William Yang, fotografo straordinario, che nella performance Shadows unirà ai suoi reportage un anomalo monologo.

Questo piano politico prepara l'ormai annuale contributo di Peter Sellars, che in quest'occasione raddoppia con un lacerante Artaud di Per farla finita con il giudizio di Dio e un testo di June Jordan, poetessa afroamericana che in Kissing God Goodbye gli dà la possibilità di immaginare le possibilità di domani migliori. Prinicipe di questa corte prestigiosa di artisti è però quest'anno Romeo Castellucci, che alla guida della Societas Raffaello Sanzio, approderà a Roma con un capitolo specifico del ciclo Tragedia Endogonidia, R#07 nello specifico, uno dei più rivoluzionari eventi teatrali contemporanei (sul quale promettiamo di tornare).

A Baricco che l'anno scorso aveva dato vita al progetto Reading Romaeuropa affida la narrazione dell'Iliade, mentre gli si affiancano Stefano Benni, Giorgio Rossi e Paolo Damiani che a sei mani si dedicheranno ad un omaggio a Nabokov intitolato Danzando Lolita.

Al debutto anche il curioso duetto tra Giorgio Barberio Corsetti e Giovanni Lindo Ferretti con Iniziali: BCGLF.

Più strettamente legati al territorio della danza e dell'espressività corporea le presenze di artisti del livello di Merce Cunningham, Lloyd Newson del DV8 Physical Theatre e Richard Move. Il gruppo di Alain Platel arriverà invece diretto da Sidi Larbi Cherkaoui, stella emergente della danza europea.

Nell'organismo di Romaeuropa si conferma organo pregiato Musica XXI, il festival nel festival dedicato alla musica classica contemporanea. E Alla musica elettronica verrà prestato come al solito l'altro orecchio della manifestazione che si chiuderà il 30 novembre con un concerto all'auditorium che vedrà protagonista la musica eseguita con nuove tecnologie.

Per informazioni: www.romaeuropa.net

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -