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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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La voce del padrone |
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Il Festival d'Avignon è saltato.
Un editoriale |
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di Gian Maria Tosatti
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Il Festival d'Avignon è saltato, lo ha seguito la resa di Aix en Provence, e la caduta di altri festival di ordine e importanza dei più disparati. Il 10 luglio, dopo lo slittamento della prima Bernard Faivre - direttore avignonese - ha rilasciato un'intervista a "Le Monde" in cui si dava l'annuncio storico dell'annullamento del festival in seguito alla decisione, presa dai lavoratori precari, di prolungare per un altro giorno l'astensione dal lavoro.
Lo spettacolo francese sta passando un momento di estrema tensione. Alla base di queste cancellazioni e sospensioni, legate anche ad eventi attorno ai quali si sviluppano giri economici di milioni di euro, sta la protesta dei cosiddetti "intermittenti", cioè i lavoratori precari dello spettacolo, cui una nuova normativa ministeriale ha messo in discussione lo statuto delle indennità di disoccupazione.
In questo doveroso editoriale che apre una finestra su una situazione di grave disagio della scena d'oltralpe, il cui mondo dello spettacolo è diviso tra favorevoli o contrari alle proteste degli "intermittenti", non prenderemo posizione in merito alla problematica economico-politica, solo ci si limiterà a notare un fatto. L'evidenza è che in Francia anche le proteste legate ad un teatro che sicuramente avrebbe meno da recriminare del nostro, siano qualcosa di serio, qualcosa che arrivi ad imporre un braccio di ferro con le istituzioni. Non sta a noi, in questa sede, interrogarci su quali le posizioni di maggiore buonsenso, quello che solo ci premeva sottoporre all'attenzione del lettore è la differenza che corre tra la passività dei pianti del teatro italiano che anno dopo anno si lascia defraudare e imporre sempre più umilianti compromessi e l'azione dei cugini francesi, che anche nella protesta aperta, motivata a non mollare niente di ciò che è reputato giusto, sanno essere più civili di noi.
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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